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Epatite acuta nei bambini, cosa sappiamo: le ultime notizie

Epatite acuta nei bambini, i casi nel mondo arrivano a 300. Palù (AIFA): “Non escluso nuovo virus”

Sono 300 i bambini in 20 paesi del mondo in cui è stata riscontrata l’epatite acuta dall’origine sconosciuta emersa per la prima volta nel Regno Unito un mese fa. Palù (AIFA): “Non si esclude che possa trattarsi  di un virus diverso da quelli conosciuti”.
A cura di Ida Artiaco
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Salgono a quota 300 i casi di epatite acuta nei bambini a livello mondiale. È quanto ha riferito ieri l'Organizzazione mondiale della Sanità, stando a quanto riporta la BBC. I soggetti interessati dalla patologia sono divisi tra 20 Paesi, inclusa l'Italia, la maggior parte dei quali residenti in Europa e in numero limitato anche nelle Americhe, nel Pacifico occidentale e nel sud-est asiatico, mentre le autorità sanitarie sono al lavoro per scoprire l'origine del misterioso aumento del numero dei bambini colpiti da questa malattia del fegato, individuata per la prima volta nel Regno Unito un mese fa. Tra le ipotesi più probabili, resta quella dell'Adenovirus.

I primi casi di questa insolita epatite sono stati individuati in Scozia in bambini di età inferiore ai 10 anni. Più di 140 casi sono attualmente allo studio nel Regno Unito. Alcuni di questi hanno anche dovuto subire un trapianto di fegato dopo l'infezione. Presentavano sintomi iniziali di vomito e diarrea seguiti da ingiallimento della pelle o del bianco degli occhi, chiamato ittero. Tuttavia, i virus dell'epatite che normalmente causano questa condizione (virus A, B, C, D ed E) non sono stati rilevati in nessuno dei bambini. L'OMS ha sottolineato in realtà che non è ancora chiaro se ci sia stato un aumento dei casi di epatite o un aumento della consapevolezza della condizione che normalmente passerebbe inosservata, magari collegata ad un aumento dei test effettuati. L'Adenovirus è stato comunque l'agente patogeno più comune rilevato in circa tre quarti dei bambini del Regno Unito con epatite confermata che sono stati testati.

E un particolare tipo di Adenovirus, chiamato F41, è stato trovato in un quarto del sangue di quei bambini. I funzionari sanitari del Regno Unito ritengono che i più piccoli, che non sono stati esposti a virus comuni durante la pandemia di Covid a causa della ridotta vita sociale, ora vengono infettati non avendo alcuna protezione precedente. Gli esperti sanitari stanno indagando anche su altre cause, come l'emergere di un nuovo ceppo di Adenovirus, una precedente infezione da Covid o entrambe che si verificano contemporaneamente, come aveva spiegato a Fanpage.it anche il virologo dell'Università di Milano, Fabrizio Pregliasco.

Sull'ipotesi Adenovirus si è espresso ieri a favore anche Giorgio Palù, presidente dell'AIFA, che in una intervista al Corriere della Sera, ha spiegato che "su 53 episodi esaminati dall’agenzia britannica, 40 erano positivi all’Adenovirus e questo sembra ora il maggiore imputato. Ma è un'ipotesi comunque da confermare, perché non si esclude che possa trattarsi  "di un ceppo diverso da quelli conosciuti". Un nuovo virus dunque? Per Palù "Non si può escludere del tutto", anche se saranno necessari ulteriori studi e approfondimenti per confermare questa ipotesi.

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