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Dopo l’incendio nel campo profughi di Moria è allarme Coronavirus: 14 migranti positivi

Il pericolo di contagio tra i profughi del campo di Moria, già alto per le condizioni al limite come il sovraffollamento, è diventato altissimo dopo i roghi che hanno spazzato via quasi l’intera struttura costringendo tutti a vivere praticamente in strada e a dormire all’aperto. Procedura di emergenza che prevede test rapidi Covid-19 su uomini, donne e bambini prima che entrino nella nuova struttura.
A cura di Antonio Palma
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Non c’è pace per le migliaia di rifugiati del campo profughi di Moria, sull’Isola di Lesbo, in Grecia. Dopo i devastanti incendi che hanno spazzato via gran parte di quello una volta era stato il più grande campo per migranti d'Europa, ora è allarme coronavirus dopo la scoperta di altri 14 casi positivi tra le persone ospitate nel centro. Il pericolo di contagio tra i profughi del campo, già alto per le condizioni al limite come il sovraffollamento, è diventato altissimo dopo i roghi che hanno spazzato via quasi l’intera struttura costringendo tutti a vivere praticamente in strada e a dormire all'aperto. Già nei giorni scorsi nel centro è stata imposta la quarantena dopo che 35 persone sono risultate positive al coronavirus ma con la scoperta dei nuovi contagi tra persone che vivono in strada la situazione rischia di sfuggire di mano.

Le autorità sanitarie elleniche hanno immediatamente fatto scattare una procedura di emergenza che prevede test rapidi Covid-19 su uomini, donne e bambini prima che entrino nella nuova struttura che sta per essere allestita. Quelli a cui viene diagnosticato il virus son portati in un'area separata per la quarantena. A questo proposito la scorsa settimana circa 200mila kit per i test sono stati trasportati nell'isola dell'Egeo. Nella nuova struttura però c’è spazio solo per 5mila persone mentre nel campo profughi di Moria prima degli incendi erano ospitati ben 12.500  persone oltre il doppio di quelli per cui era stato eretto.

“Sono state preparate tende per mila persone. Sono presenti tutte le strutture amministrative e mediche. Il nostro grande problema è il rifiuto degli stessi rifugiati di tornare in questo centro di accoglienza. Solo otto-novecento sono tornati perché per molti la distruzione di Moria è un'occasione per spingere per il loro trasferimento in Europa ha dichiarato il viceministro dell’immigrazione greco Giorgos Koumoutsakos. “Il reinsediamento nella nuova struttura non è facoltativo, è obbligatorio", ha tuonato anche il ministro della migrazione del paese Notis Mitarachi, confermando che il servizio per le domande di asilo è tornato attivo e funzionante. "Sta esaminando le domande in modo da inviare il messaggio ai pochi che causano problemi che devono passare attraverso la procedura di asilo prevista, e solo con una decisione positiva potranno andarsene".

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