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Covid 19

Cosa potrebbe succedere in Cina con l’allentamento delle misure contro Covid-19

Dopo le proteste dei giorni scorsi in Cina sono state allentate alcune delle misure che rientravano nella strategia Covid Zero di Pechino. Ma gli esperti avvertono: “Il Paese è mal preparato per un’ondata di infezioni da Omicron che potrebbe dover presto affrontare”.
A cura di Ida Artiaco
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Dopo le proteste dei giorni scorsi, in Cina sono state allentate alcune delle rigide misure della strategia Zero Covid messe in atto dal governo di Pechino sin dall'inizio della pandemia.

Qualche esempio? Nella Capitale sono stati rimosse le cabine per i test e non viene più richiesto il risultato negativo per accedere ai supermarket. Da lunedì alla metropolitana, mentre a Shenzhen, nel sud, come prima a Chengdu o Tianjin, non sarà più richiesto ai pendolari di esibire il risultato negativo di un tampone per poter recarsi al lavoro sui mezzi pubblici o anche per poter entrare in un parco.

Ma crescono le preoccupazioni circa la nuova gestione delle infezioni. L'inversione di marcia a seguito di disordini lascia il Paese del Dragone mal preparato per l'ondata di Omicron in corso, con i contagi e i decessi che continuano ad aumentare.

Negli ultimi 3 anni, da quando è stato individuato il primo focolaio Covid a Wuhan, le autorità cinesi si sono impegnate a tenere letteralmente il virus fuori dal Paese, utilizzando ogni strumento a disposizione, tecnologico, di mobilitazione di massa e di repressione, non curanti dei tragici costi per i singoli e dei terribili danni all'economia nazionale.

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Ora Pechino ha deciso di voltare pagina. Sun Chunlan, vice-premier e a capo della gestione Covid, ha annunciato la scorsa settimana che il sistema sanitario del Paese aveva "resistito al test" del Covid-19 e la Cina si trovava in una "situazione nuova". Lo stesso presidente Xi ha detto al collega del Consiglio europeo in visita, Charles Michel, che la Cina potrebbe cercare di allentare anche altre restrizioni perché Omicron è meno pericoloso della variante Delta, che prima era più comune.

Il problema però, avvertono gli epidemiologi, come sottolinea il quotidiano inglese The Guardian, è che la posizione di Pechino non riflette gli studi sull'impatto di Omicron e il Paese è mal preparato per un'ondata di infezioni da questo tipo di variante che potrebbe dover presto affrontare.

"La Cina deve trovare una via d'uscita. Quindi penso che sia molto utile per loro essere in grado di sostenere che il virus si è evoluto in un modo che ne rende più facile l'apertura", ha spiegato Linda Bauld, professoressa di sanità pubblica all'Università di Edimburgo, aggiungendo: "Con Omicron, dagli studi realizzati finora, emerge potrebbe esserci una piccola riduzione della gravità della malattia, ma non enorme".  

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Anche perché Omicron si è dimostrato effettivamente meno letale in Paesi come la Gran Bretagna, quando circa il 95% della popolazione aveva una qualche forma di anticorpi da vaccini o infezioni precedenti, ha detto Bauld. La Cina, invece, ha tassi di vaccinazione e di richiamo relativamente bassi, in particolare tra gli anziani vulnerabili: solo il 40% degli ultraottantenni ha avuto il booster. Quasi nessuno, per altro, ha anticorpi naturali da precedenti infezioni.

Secondo altri esperti, l'ondata verificatasi in primavera a Hong Kong, che ha un sistema sanitario molto più forte del resto del Paese, offre una triste previsione di ciò che la Cina potrebbe affrontare se gestisse male l'apertura.

"C'è stato un gran numero di decessi a Hong Kong, nonostante un focolaio relativamente piccolo", ha spiegato al Guardian Martin Hibberd, professore di malattie infettive emergenti presso la London School of Hygiene & Tropical Medicine. "Mentre i dati suggeriscono che Omicron è molto meno grave di Delta, abbiamo visto a Hong Kong quanto può essere mortale la stessa Omicron dove non c'è storia di esposizione passata [infezioni] e vaccinazioni limitate nei gruppi vulnerabili come gli anziani", ha aggiunto.

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