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Covid 19

Coronavirus, sempre più giovani contagiati e in terapia intensiva. L’Oms: “Non siete invincibili”

Allarme dell’Organizzazione mondiale della Sanità, secondo la quale l’età media dei nuovi contagiati da Coronavirus si è abbassata tra i 20 e i 39 anni: “I giovani possono essere infettati; i giovani possono morire; e i giovani possono trasmettere il virus agli altri. Ecco perché devono prendere le stesse precauzioni per proteggere se stessi e gli altri di tutti gli altri. Attenzione alle discoteche”.
A cura di Ida Artiaco
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L'Organizzazione mondiale della Sanità ha strigliato i giovani di tutto il mondo. "Non siete invincibili", ha detto ieri nel corso del briefing quotidiano a Ginevra il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, in riferimento ai nuovi preoccupanti dati sulla pandemia da Coronavirus. "Le prove suggeriscono che i picchi di casi di Covid-19 in alcuni Paesi sono, in parte, guidati da giovani che hanno abbassato la guardia durante l'estate nell'emisfero settentrionale – ha sottolineato -. I giovani possono essere infettati; i giovani possono morire; e i giovani possono trasmettere il virus agli altri. Ecco perché devono prendere le stesse precauzioni per proteggere se stessi e gli altri di tutti gli altri. Possono essere leader e guidare il cambiamento". L'emergenza a livello globale è tutt'altro che superata ma, ha aggiunto il direttore, "dobbiamo tutti imparare a convivere con il virus e adottare le misure necessarie per vivere le nostre vite, proteggendo al contempo noi stessi e gli altri, in particolare quelli a più alto rischio di Covid-19. Come sapete, uno di questi gruppi è rappresentato dagli anziani, in particolare quelli che vivono in strutture di assistenza a lungo termine".

Ciò è vero soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, dove l'età media dei soggetti risultati positivi al Coronavirus si è significativamente abbassata, in particolare nella fascia compresa tra i 20 e i 39 anni. Ne è un esempio ciò che sta succedendo in Francia, Germania e Spagna, dove negli ultimi giorni si sta registrando un impennata di infezioni tra i giovani, anche e soprattutto a causa dell'estesa rete di contatti che intrattengono quotidianamente. "Penso di vedere tante persone come prima, ma forse meno spesso a causa della diminuzione del numero di eventi. Preferisco incontri all'aperto per limitare indossare una mascherina", ha detto Simon, un 33enne che vive a Lione, in Francia, intervistato da Euronews. Sarah, invece, una 32enne che lavora per una fondazione senza scopo di lucro a Parigi, ha affermato di vedere tante persone come prima, anche perché sia lei che i suoi amici non sono preoccupati: "Non abbiamo paura, siamo giovani e soggetti non a rischio. Quindi perché non condurre la vita di prima? Arriva un momento in cui la voglia di tornare alla normalità è più forte della paura di morire".

Tuttavia, l'Oms è stata chiara. I rischi sono uguali per tutti e non bisogna sottovalutare gli effetti a lungo termine che l'infezione da Sars-CoV-2 può comportare anche nei pazienti più giovani. Qualche esempio? Estrema stanchezza, mancanza di respiro e infiammazione al sistema cardiovascolare. "Considerato tutto questo, perché rischiare?", si è chiesto il direttore esecutivo dell'Organizzazione Michael Ryan, il quale ha esortato ancora una volta i giovani a indossare le mascherine, a lavarsi frequentemente le mani e ad evitare luoghi affollati. Attenzione soprattutto alle discoteche: "Vediamo che sono diventate amplificatori di trasmissione del virus. Dobbiamo cambiare il nostro modo di comportarci".

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