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Ciclone Idai, i morti sono quasi 700. Mozambico, Zimbabwe e Malawi in ginocchio

Si avvicina ai 700 morti il bilancio ufficiale delle vittime causate dal ciclone Idai in Mozambico, Zimbabwe e Malawi. Un bilancio che probabilmente aumenterà ancora. Henrietta Ford, direttore dell’Unicef: “C’è il rischio del diffondersi di epidemie che potrebbero trasformare questo disastro in una catastrofe”.
A cura di Susanna Picone
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Continua a salire drammaticamente il bilancio delle vittime causate dal ciclone Idai in Mozambico, Zimbabwe e Malawi. Secondo quanto riferisce la Bbc citando le autorità locali i morti sarebbero ormai quasi 700. Nel solo Mozambico sono morte 417 persone secondo quanto ha annunciato il ministro dell'Ambiente Celso Correia. In Zimbabwe sono morte almeno 139 persone e 59 in Malawi. Il ciclone Idai, che si è abbattuto sulla costa del Mozambico il 14 e 15 marzo, procedendo poi verso Zimbabwe e Malawi, è stato seguito da forti piogge che hanno ulteriormente aggravato la situazione. L'entità della devastazione appare sempre più grande, mano a mano che i soccorritori raggiungono l'area colpita. Sono oltre un milione e settecentomila le persone colpite nell'area, senza elettricità e acqua potabile. Mentre le acque alluvionali lasciate dal passaggio del ciclone si stanno lentamente ritirando, testimoni hanno avvistato molti cadaveri che dallo Zimbabwe entrano galleggiando nel territorio del Mozambico. Altre testimonianze hanno parlato di centinaia di cadaveri lungo una sola strada. C’è chi parla di intere comunità “totalmente cancellate”.

Il direttore dell'Unicef: “Rischio epidemie che potrebbero trasformare questo disastro in catastrofe” – “Le agenzie di aiuto stanno appena cominciando a vedere l'estensione del disastro. Interi villaggi sono stati sommersi, edifici sono stati rasi al suolo, scuole e centri sanitari sono stati distrutti”, ha detto il direttore dell'Unicef Henrietta Ford quando è arrivata a Beira, la città del Mozambico di 500.000 abitanti travolta dal ciclone fra i 14 e il 15 marzo, dove ormai scarseggiano cibo e acqua potabile. Il direttore dell’Unicef ha quindi aggiunto che la situazione potrà ancora peggiorare prima che ci siano miglioramenti: per la Ford è reale anche il rischio del diffondersi di epidemie che potrebbero trasformare “questo disastro in una catastrofe”.

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