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Cambogia, una bimba di 11 anni è morta di influenza aviaria

Una bambina cambogiana di 11 anni è morta dopo aver contratto l’influenza aviaria: inutili i tentativi di curarla da parte dei medici di Phnom Penh, capitale del Paese.
A cura di Davide Falcioni
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Una bimba cambogiana di 11 anni è morta dopo aver contratto l'influenza aviaria. A renderlo noto il governo di Phnom Penh, rivelando che si è trattato della prima infezione umana nota con il ceppo H5N1 nel paese dal 2014. Alla bambina, che abitava con la sua famiglia nella provincia di Prey Veng, a est della capitale, è stato diagnosticato il virus il 16 febbraio dopo aver avuto sintomi come febbre alta e tosse. Quando le sue condizioni sono peggiorate, è stata trasferita all'ospedale pediatrico nazionale di Phnom Penh per essere curata, ma è morta due giorni fa.

Dall'inizio del 2022, l'influenza aviaria ha devastato gli allevamenti di tutto il mondo, portando alla morte di oltre 200 milioni di uccelli a causa della malattia o degli abbattimenti di massa. L'Organizzazione mondiale della sanità all'inizio di questo mese ha affermato che il rischio per l'uomo è rimasto basso.

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Cosa è l'influenza aviaria

L'influenza aviaria è stata identifica la prima volta oltre un secolo fa in Italia: si tratta di una malattia degli uccelli causata da un virus dell'influenza di tipo A, che può essere a bassa o ad alta patogenicità. Diffusa in tutto il pianeta, l'influenza aviaria è in grado di contagiare pressoché tutte le specie di uccelli, anche se con manifestazioni molto diverse, da quelle più leggere fino alle forme altamente patogeniche e contagiose che generano epidemie acute. Se causata da una forma altamente patogenica, la malattia insorge in modo improvviso, seguita da una morte rapida quasi nel 100% dei casi. La paura di una nuova pandemia, originata da un passaggio del virus aviario all’uomo, ha messo in moto una serie di misure straordinarie di prevenzione in tutto il mondo.

Quali sono i rischi per l'uomo

Come spiega l'Istituto Superiore della Sanità a partire dal 2003 l’Oms ha lanciato un allarme a tutte le istituzioni internazionali a cooperare per attuare piani e azioni preventive per ridurre il rischio di passaggio all’uomo del virus aviario. "Condizione essenziale perché virus che normalmente sono ospitati da animali diventino patogenici per l’uomo è che nel processo di riassortimento acquisiscano geni provenienti da virus umani, che li rendano quindi facilmente trasmissibili da persona a persona. I casi di influenza aviaria su uomo registrati nel corso del 2003 e 2004 sono invece casi di trasferimento diretto da pollame infetto a persone. Dei 15 sottotipi di virus aviari, H5N1 circolante dal 1997, è stato identificato come il più preoccupante proprio per la sua capacità di mutare rapidamente e di acquisire geni da virus che infettano altre specie animali. Gli uccelli che sopravvivono a H5N1 lo rilasciano per un periodo di almeno 10 giorni".

Aggiunge l'ISS: "Dall’inizio del 2003, H5N1 ha effettuato una serie di salti di specie, acquisendo la capacità di contagiare anche gatti e topi, trasformandosi quindi in un problema di salute pubblica ben più preoccupante. La capacità del virus di infettare i maiali è nota da tempo, e quindi la promiscuità di esseri umani, maiali e pollame è notoriamente considerata un fattore di rischio elevato. Nelle epidemie recenti, a partire dal 2003, è stata documentata la capacità di questo virus di contagiare direttamente anche gli esseri umani, causando forme acute di influenza che in molti casi hanno portato a morte. Il rischio principale, che fa temere l’avvento di una nuova pandemia dopo le tre che si sono verificate nel corso del XX secolo (1918, 1957, 1968), è che la compresenza del virus aviario con quello dell’influenza umana, in una persona infettata da entrambi, faciliti la ricombinazione di H5N1 e lo renda capace di trasmettersi nella popolazione umana".

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