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Bosnia, Msf: “Migranti bloccati al confine in condizioni terribili. La polizia picchia i bambini”

Medici Sena Frontiere denuncia le condizioni di vita in cui sono costretti migliaia di migranti in Bosnia, uno dei nodi più difficili lungo le rotte della migrazione in Europa. Uomini donne e bambini vivono in condizioni disumane, al freddo e continuamente vessati dalle violenze della polizia, che non risparmia neppure i più piccoli.
A cura di Davide Falcioni
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Quasi 20mila persone sono arrivate in Bosnia nel 2019 nella speranza di proseguire il loro viaggio verso Nord e cercare protezione in altri paesi europei. Ma le misure di sicurezza lungo i confini balcanici sempre più restrittive, le durissime condizioni di vita rese ancor più gravi dall'inverno in arrivo e le testimonianze di violenti respingimenti dalla Croazia rendono la Bosnia uno dei nodi più difficili lungo le rotte della migrazione in Europa. Lo vedono ogni giorno gli operatori sul campo di Medici Senza Frontiere (MSF) che forniscono cure mediche e psicologiche lungo il confine. "Due settimane fa ho provato il ‘gioco', come diciamo quando proviamo ad attraversare il confine. Ma la polizia croata ci ha scoperto e ha preso me e tutti gli altri. Ci hanno picchiati, hanno preso le nostre giacche, borse, telefoni, soldi e scarpe. Poi ci hanno rimandati a Velika Kladusa, in Bosnia. Nel mio gruppo c'erano anche bambini di dodici anni, la polizia ha picchiato anche loro. Succede sempre", ha raccontato un testimone, che si è presentato con altre 30 persone al centro medico del villaggio di Zavalje, dove MSF fornisce assistenza medica quattro volte a settimana.

Le condizioni in cui versano i migranti sono ai limiti della sopportazione: circa quattromila persone dormono ed edifici abbandonati e ripari di fortuna nei pressi delle città di confine di Bihac e Velika Kladusa o nelle tende del campo di Vucjak. Il campo avrebbe dovuto essere una soluzione temporanea offerta dalle autorità locali per tentare di offrire un riparo alle persone lasciate fuori dalle strutture ufficiali, ma non rispetta nessuno standard umanitario e come se non bastasse sorge in un’area disseminata di mine, il cui terreno è contaminato dal metano, gas altamente infiammabile. Malgrado ciò, il 13 novembre le autorità hanno annunciato che il campo rimarrà così per tutto l’inverno e verrà usato per ospitare i nuovi arrivi. “Qui la situazione è terribile. Non ho mai dovuto dormire in una tenda prima d’ora”, racconta un uomo originario del Pakistan, che da due mesi vive a Vucjak insieme il fratello di 16 anni. “Durante la notte, il gelo penetra attraverso la tenda e quando piove entra l’acqua. Il cibo è cattivo, i bagni sono così sporchi che non possiamo usarli e l’acqua delle docce è gelata”.

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Nihal Osman, vice coordinatore di MSF nell’area, dichiara: “Il campo di Vujcak è un posto pericoloso e disumano. Nessun essere umano dovrebbe vivere così. Le persone arrivano alla nostra clinica in ciabatte, senza calze né giacche, molti di loro soffrono di infezioni respiratorie e malattie della pelle dovute alle terribili condizioni in cui vivono. Ci si spezza il cuore a vedere e curare queste persone, sapendo che a fine giornata dovranno tornare alle loro tende e dormire per terra. È inaccettabile che questo campo rimanga aperto. Dovrebbero chiuderlo ora”. Da tre mesi, in collaborazione con il Ministero della Salute della Bosnia, Medici Senza Frontiere ha rilanciato le proprie attività sanitarie in due località al confine per offrire cure ai migranti e richiedenti asilo al di fuori dei centri ufficiali, in particolare alle vittime di violenza e violenza sessuale. Da allora le équipe di MSF hanno fornito circa 1.200 consultazioni mediche a persone che altrimenti non avrebbero ricevuto cure. Molti dei pazienti di MSF sono minori non accompagnati.

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