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Bimbo ucciso da madre, patrigno e fratellastro 13enne: “Servizi sociali allertati ma non intervennero”

Emergono nuovi dettagli sulla morte del piccolo Logan Mwangi, ucciso nel luglio 2021 dalla madre, dal patrigno e dal fratellastro 13enne. Secondo un report delle forze dell’ordine, i servizi sociali sapevano ma non sono mai intervenuti.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Da sinistra il piccolo Logan, i genitori e il fratellastro
Da sinistra il piccolo Logan, i genitori e il fratellastro

Il piccolo Logan Mwangi sarebbe stato ucciso brutalmente dai familiari. Stando a quanto rilevato dalle forze dell'ordine, il bimbo di 5 anni sarebbe stato picchiato e poi spinto giù dalle scale: secondo l'autopsia, infatti, il piccolo potrebbe essere deceduto in seguito a una caduta da un'altezza considerevole. Dopo l'omicidio, il suo corpo è stato gettato in un fiume. Per il delitto, avvenuto il 31 luglio 2021, sono stati arrestati il patrigno John Cole (40 anni) e la madre Angharad Williamson, di 30 anni. Avrebbe partecipato anche il fratellastro di Logan, Craig Mulligan, di soli 13 anni.

Il bambino aveva fornito agli inquirenti una versione falsata di quanto avvenuto la sera della morte del piccolo Logan. Secondo quanto da lui raccontato, infatti, la mamma Anghard aveva svegliato la famiglia dichiarando che il piccolo di 5 anni, che era risultato positivo al Covid-19 circa 10 giorni prima, era morto nel sonno. Le telecamere di sorveglianza però lo avevano incastrato: il 13enne, infatti, era stato ripreso mentre aiutava il padre a portare fuori casa il cadavere del fratellino. 

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Emergono ora nuovi dettagli sul caso che ha sconvolto il Galles. La famiglia, infatti, era già oggetto di attenzione da parte degli assistenti sociali che però non si erano "mai accorti di quanto stesse avvenendo al bimbo di 5 anni". Le autorità, infatti, si erano concentrate sulla relazione poliamorosa che Anghrad Williamson intratteneva con il compagno e con la madre del 13enne Craig. Periodicamente i servizi sociali controllavano lo stato di salute dei due bimbi, senza però "mai riscontrare particolari criticità". Il piccolo, quindi, era stato rimosso dal registro per la protezione dei minori.

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Il piccolo Logan era nato nel 2016 dalla relazione che Williamson aveva con un altro uomo. Dopo la separazione, la donna aveva incontrato Cole e con lui aveva deciso di andare a vivere in una villetta familiare. Poco dopo li aveva raggiunti anche Craig, nato invece dalla relazione del 40enne con un'altra donna. In seguito al trasferimento, Williamson e Cole avevano intrapreso una relazione con la madre del 13enne, attirando così l'attenzione dei servizi sociali.

Chiamati a verificare lo stato di salute dei due bambini, si erano focalizzati sulle dinamiche relazionali dei tre adulti "perdendo così di vista quello che stava accadendo a Logan, vittima di abusi, e a Craig, diventato in breve tempo un abile manipolatore e senza scrupoli".

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Durante il processo, i periti hanno dichiarato che il bimbo di 5 anni aveva subito torture per anni fino al giorno della sua morte. I genitori lo costringevano a fare flessioni fino alle lacrime per periodi di tempo prolungati. Quando il bimbo cadeva al suolo stremato, il patrigno lo costringeva a riprendere l'esercizio riavviando il timer. Secondo i medici, il piccolo veniva inoltre spesso ustionato con un cucchiaino di metallo riscaldato sul fuoco.

Nonostante tutto questo, gli assistenti sociali non sono riusciti a individuare il contesto di grave disagio nel quale il bimbo viveva. Logan era infatti stato rimosso dal registro per la protezione dei minori appena 13 giorni dopo aver riportato una serie di gravi ferite causate dall'uso del cucchiaio caldo sulla pelle.

Le autorità avevano già ricevuto in passato referti medici riguardanti una frattura al gomito e una clavicola slogata dopo che il fratello di 13 anni lo aveva spinto giù dalle scale. In quell'occasione nessuno era però intervenuto per portare via il bimbo dalla casa familiare.

L'omicidio in casa

Logan sarebbe stato ucciso nella serata del 31 luglio scorso nell'abitazione dei genitori. La madre, il patrigno e il fratellastro del piccolo hanno poi escogitato un piano per costruirsi un alibi. Le telecamere a circuito chiuso della zona, però, hanno ripreso il patrigno e il figlio mentre portavano via il cadavere del minore in un borsone per poi gettarlo nel fiume Ogmore intorno all'alba.

Secondo l'autopsia, il bimbo aveva riportato diverse emorragie interne, ma nonostante tutto aveva resistito per diverse ore prima del decesso.

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