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Australia, da domani vietato scalare l’Uluru, montagna sacra degli aborigeni

Oltre ad essere una montagna sacra delle popolazioni indigene australiane Uluru – uno dei simboli del paese – è stata ritenuta molto pericolosa nonostante non sia alta neppure 400 metri. Dagli anni Cinquanta vi hanno infatti perso la vita almeno 37 persone, a causa di incidenti, disidratazione e caldo: l’ultimo era stato un turista giapponese di 76 anni nel luglio dello scorso anno.
A cura di Davide Falcioni
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Non è di certo l'Everest, né il K2, né nessun'altra delle cime più alte e pericolose del pianeta, ma probabilmente proprio la sua altitudine modesta di appena 348 metri l'ha trasformata in una meta estremamente pericolosa perché considerata scalabile da tutti. Stiamo parlando dell'Uluru, la montagna sacra degli indigeni d'Australia, presa d'assalto ogni anno da migliaia di visitatori ma da oggi rigorosamente interdetta al pubblico perché ritenuta troppo pericolosa: la salita è ripida, scivolosa e in estate le temperature possono raggiungere i 47 gradi centigradi. Condizioni che non tutti riescono a sopportare.

Dagli anni Cinquanta vi hanno infatti perso la vita almeno 37 persone, a causa di incidenti, disidratazione e caldo: l’ultimo era stato un turista giapponese di 76 anni nel luglio dello scorso anno.  Uluru (prima conosciuto come Ayers Rock), la montagna sacra agli indigeni australiani, bene protetto dall'Unesco, è stata presa d'assalto nei giorni giorni scorsi, quelli che hanno immediatamente preceduto la chiusura. L'accesso è stato vietato ai visitatori dalle autorità di Canberra nel 2017, ma il bando entrerà in vigore definitivamente domani, sabato 26 ottobre. La  decisione è stata presa all'unanimità due anni fa da dodici membri del Consiglio di amministrazione del Parco nazionale Uluru-Kata Tjuta, ma il provvedimento ha destato non poche polemiche: migliaia di australiani, non necessariamente con discendenze indigene, che conoscono il monolite, considerano la salita come un diritto di nascita.

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