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Pena di morte, Amnesty: “Esecuzioni in aumento”. Boom in Iran e Iraq

Iran e Iraq hanno aumentato le esecuzioni del 15% in un solo anno. La Cina continua ad essere il paese che esegue più condanne.
A cura di Davide Falcioni
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Marvin Wilson, 54enne con un quoziente intellettivo più basso della media, è stato condannato a morte. Il suo ritardo mentale non l’ha salvato dalla decisione dello Stato americano, nonostante la pena di morte sia illegale in casi come questo.

Mentre in tutto il mondo la tendenza è quella della diminuzione, due paesi – Iran e Iraq – hanno incrementato sensibilmente in numero di condanne a morte eseguite nel 2013. A rivelarlo è il rapporto annuale di Amnesty International, che mostra come i governi di Baghdad e Teheran abbiano aumentato del 15% il ricorso alla forca in rapporto al 2012: "L'aumento delle uccisioni cui abbiamo assistito in Iran e Iraq è vergognoso – ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International –. Tuttavia, quegli stati che ancora si aggrappano alla pena di morte sono sul lato sbagliato della storia e di fatto sono sempre più isolati". Il segretario ha aggiunto:  "Solo un piccolo numero di paesi ha portato a termine la vasta maggioranza di questi insensati omicidi sponsorizzati dallo stato e ciò non può oscurare i progressi complessivi già fatti in direzione dell'abolizione".

Ma veniamo ai numeri: in Iran le esecuzioni sono state 369, in Iraq 169. L'incremento rispetto al 2012 è sensibile, ma non abbastanza da raggiungere la Cina, che secondo Amnesty ha ucciso migliaia di persone (mancano dati esatti). L'Arabia Saudita si piazza al quarto posto con almeno 79 persone uccise, mentre gli Stati Uniti al quinto con 39, davanti alla Somalia con 34 esecuzioni.

Se si esclude la Cina, Amnesty International ha registrato nel 2013 un totale di 778 esecuzioni, quasi 100 in più rispetto al 2012. A ripristinare il ricorso alla pena capitale sono stati Indonesia, Kuwait, Nigeria e Vietnam. Molti paesi che avevano eseguito condanne a morte nel 2012 non hanno continuato nel 2013, come nel caso di Bielorussia, Emirati Arabi Uniti, Gambia e Pakistan. Per la prima volta dal 2009, la regione Europa – Asia centrale non ha fatto registrare esecuzioni. Rispetto a 30 anni fa il numero dei paesi che avevano portato a termine condanne a morte è passato da 37 a 22. Salil Shetty ha commentato: "Il percorso a lungo termine è chiaro: la pena di morte sta diventando un ricordo del passato. Sollecitiamo tutti i governi che ancora uccidono in nome della giustizia a imporre immediatamente una moratoria sulla pena di morte, in vista della sua abolizione". 

 

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