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Julian Assange e il caso Wikileaks

Wikileaks, Assange a Obama: “Mi consegno in cambio della liberazione di Manning”

Il fondatore di Wikileaks si appella a Obama e chiede la grazia per Manning, il soldato responsabile di aver passato documenti Usa riservati al sito web.
A cura di Antonio Palma
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Il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, pronto a consegnarsi agli Stati Uniti in cambio della liberazione del soldato Chelsea Manning, uno dei maggiori fornitori di file riservati. L'annuncio a sorpresa è arrivato questa sera dalla stessa organizzazione specializzata nel pubblicare documenti riservati di carattere governativo o aziendale ricevuti da fonti coperte dall'anonimato. Attraverso i proprio account twitter, l'organizzazione si è rivolta direttamente a Obama chiedendo di agire nei pochi giorni che gli rimangono prima di lasciare la Casa Bianca.

"Se il presidente degli Stati Uniti Barack Obama perdona Manning prima di lasciare l'incarico il 20 gennaio, quando entrerà in carica Donald Trump, Assange accetterà di essere estradato negli Stati Uniti", si legge infatti nel tweet. La mossa fa parte della campagna avviata da giorni per la liberazione di Manning, ora nel carcere militare di Fort Leavenworth per scontare una condanna a 35 anni di carcere per aver trafugato decine di migliaia di documenti riservati, tra cui quelli che dimostravano le "morti collaterali" di civili in un attacco statunitense a Bagdad, e averli passati a Wikileaks. Ieri era stato Edward Snowden a rivolgere un appello al presidente uscente per la clemenza nei confronti del soldato, all'anagrafe Bradley, che ha cambiato sesso ed è diventato Chelsea dopo la condanna per  spionaggio e tradimento.

La mossa di Assange rappresenta comunque una  sorpresa visto che Il fondatore di WikiLeaks è sempre sfuggito alla legge Usa  rifugiandosi infine  presso l'ambasciata dell'Ecuador a Londra dove si trova dal 2012. A novembre i procuratori di Stoccolma lo hanno interrogato in ambasciata e Assange ha pubblicato online la deposizione nella quale si dichiara del "tutto innocente" e afferma di essere stato sottoposto a un trattamento "crudele, disumano e degradante". Dal suo rifugio ha più volte criticato gli Usa, per ultimo sul caso  delle interferenze della Russia nelle elezioni americane.

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