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Ambasciatore condannato per pedopornografia evita il carcere: è polemica in Ungheria

L’ex ambasciatore ungherese in Perù Gabor Kaleta ha evitato il carcere e resta uomo libero anche se si è dichiarato colpevole di pedopornografia davanti i giudici in tribunale ed è stato condannato a un anno di reclusione. Organizzazioni per la difesa dei minori e la rappresentanza dell’Unicef a Budapest hanno protestato contro una sentenza giudicata incongrua rispetto alla gravità del reato.
A cura di Antonio Palma
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Si è dichiarato colpevole di pedopornografia davanti i giudici in tribunale ed è stato condannato a un anno di carcere ma, grazie alla sospensione della pena, l’ex ambasciatore ungherese in Perù Gabor Kaleta ha evitato il carcere e resta uomo libero. Il caso ha sollevato una valanga di polemiche nel Paese da parte di numerose associazioni di difesa dei diritti dei bambini e sono in molti che ricordano la vicinanza dello stesso diplomatico al presidente ungherese Viktor Orban. Organizzazioni per la difesa dei minori e la rappresentanza dell'Unicef a Budapest hanno protestato contro una sentenza giudicata incongrua rispetto alla gravità del reato ricordando che il governo ha tentato anche di tenerla segreta.

Il caso di Kaleta del resto non era emerso in patria ma da una indagine condotta in America su un giro di pedofilia a livello internazionale. Sul suo computer sono stati trovati 19mila file, tra foto e video, che ritraevano atti sessuali con minori. Kaleta era stato rimpatriato da Lima, sua sede diplomatica, con un’operazione condotta dai servizi ungheresi in primavera, e processato a Budapest. Grazie al suo status di diplomatico ha potuto beneficiare di un processo in Ungheria durante il quale si è dichiarato colpevole e che però si è concluso con la condanna a un ano di reclusione con sospensione della pena e una multa pari a circa 1.500 euro. Una pena che la stessa procura locale ha ritenuto troppo indulgente e contro la quale ha presentato appello.

Nelle motivazioni della sentenza il giudice però ha sottolineato che l'attuale legge per simili reati prevede solo la reclusione da tre mesi a tre anni. Lo stesso diplomatico ha potuto beneficiare delle attenuanti per chi confessa. Il tribunale infine ha ritenuto che non vi era alcuna necessità di reclusione forzata, date le circostanze attenuanti e aggravanti.

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