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Alessia Piperno arrestata e liberata in Iran

“Alessia Piperno sta bene”: lo dice la Farnesina dopo la rivolta nel carcere in cui è detenuta in Iran

La Farnesina ha reso noto con una nota che Alessia Piperno, la 30enne romana attualmente detenuta nel carcere di Evin in Iran, sta bene: nelle scorse ore era scoppiata una rivolta nella struttura detentiva che ha provocato la morte di almeno 4 persone.
A cura di Ida Artiaco
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Alessia Piperno in viaggio
Alessia Piperno in viaggio.
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"Alessia Piperno sta bene". Lo ha reso noto la Farnesina con una nota per aggiornare sulle condizioni della 30enne romana attualmente detenuta nel carcere di Evin, a Teheran, capitale del'Iran, dove nelle scorse ore è scoppiata una violenta rivolta che provocato la morte di 4 persone, mentre altre 61 sono rimaste ferite.

La Farnesina ha anche sottolineato di essere continuamente in contatto con l'ambasciata italiana a Teheran per monitorare la sua situazione continuamente. La ragazza, arrestata lo scorso 28 settembre, è ancora detenuta a Evin, ma dovrebbe trovarsi in un'ala non coinvolta dall'incendio scoppiato nel corso della rivolta.

Alessia Piperno in viaggio
Alessia Piperno in viaggio

I disordini si sono verificati nelle aree 7 e 8 del carcere, vale a dire in quelle destinate ai prigionieri politici. Alessia, a quanto è riferito, si trova nella sezione femminile dopo l'arresto verificatosi nel giorno del suo 30esimo compleanno.

Secondo l'Irna, l'agenzia di stampa della Repubblica Islamica, durante gli scontri e l'incendio di ieri, alcuni prigionieri hanno tentato di fuggire, ma sono stati bloccati. La polizia ha sparato gas lacrimogeni anche contro le famiglie, che si erano radunate intorno alla prigione, degli attivisti e degli studenti che sono stati arrestati durante le proteste dopo la morte della giovane Mahsa Amini.

Quattro detenuti sono morti per aver inalato il fumo provocato all'incendio scoppiato ieri, ha reso noto Mizan, l'autorità giudiziaria, aggiungendo che dei 61 feriti 4 sono gravi, mentre circa 70 altri detenuti sono stati tratti in salvo. Tuttavia, non c'è certezza sui numeri.

Come ha scritto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, "dopo l'incendio nella prigione di Evin (le cui conseguenze, in termini di vite umane, non sono ancora chiare) ora ulteriore rischio di diniego di cure mediche ai feriti, torture per rappresaglia e trasferimenti in altre carceri".

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