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“Aiuto mia figlia ha un cancro”, ma era tutta una farsa: così la mamma ha intascato enormi donazioni

Lindsey Abbuhl, 35enne di Canton (Usa), si è dichiarata colpevole dell’accusa di aver organizzato una truffa, sfruttando la figlia di 11 anni: aveva aperto una raccolta fondi sostenendo che la bambina avesse una malattia terminale.
A cura di Lorenzo Bonuomo
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La donna aveva organizzato tutto nei minimi dettagli: aveva falsificato le cartelle cliniche della figlia, aperto una raccolta fondi online e scritto messaggi di aiuto per guarire la figlia undicenne malata di cancro. Ma in realtà la piccola Rylee stava benissimo e lei voleva solo intascare i soldi della truffa.

L'inganno di Lindsey Abbuhl, 35enne residente a Canton, in Ohio, è stato scoperto l'anno scorso dagli investigatori della contea di Stark, a seguito dei sospetti sollevati dal padre della bambina, Jamie Abbuhl, divorziato dalla donna nel 2017. Andata a processo, la madre si è dichiarata colpevole delle accuse mosse a suo carico lo scorso 17 novembre in tribunale.

La corte ha condannato la donna a scontare sei anni di reclusione e a pagare una somma di oltre 8mila dollari di risarcimento nei confronti delle vittime del raggiro.

Stando a quanto riportato dai media locali, la truffa di Abbuhl è andata avanti per mesi. La donna aveva raccolto tramite l'annuncio falso chiamato "Rylee's warriors" oltre 4mila dollari di donazioni e aveva fatto seguire la bambina da uno psicologo che le stava insegnando a "elaborare la propria morte".

Le squadre di softball (sport preferito della bambina) delle Università di Malone e Walsh avevano anche organizzato una partita di beneficenza per raccogliere fondi da destinare alle cure di Rylee. Inoltre, la giocatrice professionista messicana Sierra Joy Romero, aveva diffuso un videomessaggio di incoraggiamento indirizzato sempre alla bambina.

Per rendere ancora più credibile la truffa, la donna aveva perfino informato parenti e amici di essere pronti a celebrare il funerale della piccola, in caso non ce l'avesse fatta.

L'associazione no-profit statunitense "Wishes Can Happen" – anch'essa raggirata in pieno dalla donna – aveva invece regalato alla figlia un viaggio nell'isola di Key West.

I sospetti sulla possibile messinscena si sono acuiti in seguito a un'inchiesta del quotidiano locale The Repository. Quest'ultimo era infatti entrato in possesso di un referto medico che smascherava la donna sulla base dell'analisi delle vere cartelle cliniche della bambina: "Non ci sono prove a supporto dell'affermazione della donna circa la presunta malattia terminale di Rylee", evidenziava il rapporto.

A seguito dell'incriminazione della madre, Rylee è stata affidata alle cure dei servizi sociali. "Questa è la soluzione migliore per evitare che la bambina subisca altri traumi", ha affermato il procuratore della conte di Stark, Kyle Stone.

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