A Beirut segni di vita sotto le macerie 30 giorni dopo l’esplosione, si spera in un sopravvissuto
A trenta giorni dalla terribile esplosione al porto che ha devastato Beirut uccidendo 190 persone, un flebile segno di vita emerso dalle macerie dei palazzi sta ridando speranza ai tanti soccorritori impegnati a salvare vite umane che non si sono mai arresi. Secondo quanto emerso, a riaccendere la fiducia di poter ritrovare ancora qualcuno in vita è stato un flebile respiro individuato durante i lavori fra le macerie. A far partire la segnalazione, secondo quanto riferisce la stampa internazionale, il cane di una squadra di soccorritori cileni che ha percepito il segnale vitale. Sul luogo si sono subito concentrate le squadre di soccorritori la cui strumentazione avrebbe confermato la presenza del flebile segnale.
Il movimento in profondità tra i detriti è stato individuato giovedì nella zona di Mar Mikhael, in un edificio crollato alla periferia della capitale libanese situato in un quartiere vicino all'epicentro dell'esplosione. Due giorni dopo l'esplosione, una squadra di soccorso francese e volontari della protezione civile libanese avevano già esaminato le macerie dello stesso edificio senza trovare nulla. Secondo quanto raccontato da alcuni soccorritori alla Cnn, la termografia avrebbe mostrato due corpi: uno piccolo rannicchiato accanto a un corpo più grande. Un dispositivo di ascolto avrebbe anche registrato un piccolo battito cardiaco. Le squadre di soccorso da ieri sera hanno iniziato a scavare sul posto rimuovendo i detriti ma con molta cautela facendo attenzione a un ulteriore crollo che potrebbe spegnere le già flebili speranze di poter raggiungere il possibile sopravvissuto.
La ricerca giovedì sera è stata temporaneamente sospesa per timori che un muro potesse crollare e mettere in pericolo le vite della squadra di soccorso ma poi è stata ripresa. Per i soccorritori la possibilità che qualcuno sia vivo è remota ma non impossibile visto che una persona è sopravvissuta per 28 giorni sotto le macerie ad Haiti. Due giorni dopo l'esplosione, una squadra di soccorso francese e volontari della protezione civile libanese avevano già esaminato le macerie dello stesso edificio senza trovare nulla.