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“Essere diversi non è un difetto, è una virtù”. L’ultima frase di Elisabetta, uccisa dal male

Elisabetta aveva compiuto 14 anni lo scorso 28 luglio. Viveva con mamma Sabrina, papà Fabio e un fratello più grande, Enrico, ad Albignasego. Ora tutti la piangono: “Era un furetto, sempre in movimento. Ci ha lasciato un grande insegnamento: se un giorno è buono, bisogna viverlo e approfittarne in pieno” dice di lei il padre.
A cura di Biagio Chiariello
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 “Essere diversi non è un difetto, è una virtù”. Una frase densa di significato quella che Elisabetta Bazo aveva scritto sotto uno dei suoi disegni. La malattia già la tormentava, ma la 14enne non perdeva il sorriso. “Esempio di rara eleganza, raffinatezza e determinazione”. Sono invece le parole con cui i genitori e il fratello hanno deciso di salutarla sull’epigrafe tutta rosa che ne annuncia il funerale.

Elisabetta è deceduta martedì: da tre anni lottava contro quel male, da quando cioè aveva scoperto di essere affetta da una rara e aggressiva forma di tumore, l’angiosarcoma. Elisabetta non si scoraggiava mai. “Spesso era lei che ci dava la forza e il coraggio” racconta il padre Fabio al Mattino di Padova, “e le bastava una giornata di sole per farle tornare il sorriso. Si sentiva diversa, per gli sguardi che le lanciavano per strada le persone che ne notavano l’assenza dei capelli o per gli amici che si erano progressivamente allontanati, non rifuggendo tanto lei quanto la paura del dolore. Ma finché la malattia gliel’ha concesso, ha frequentato la scuola, che le piaceva moltissimo: dopo le medie aveva scelto l’istituto Ruzza, dove avrebbe potuto esprimere al meglio tutta la sua grandissima e incontenibile creatività”.

Da mamma Sabrina, acquarellista, Elisabetta aveva ereditato l’amore per il disegno. Ma in realtà tutte le arti creative la affascinavano: realizzava pupazzi, dipingeva le unghie (in ospedale le infermiere la conoscevano bene per le decorazioni che creava con la nail art), costruiva oggetti da vendere nei mercatini di beneficenza. “Era un furetto sempre in movimento”, continua papà Fabio. “Prima di ammalarsi era un’atleta promettente della ginnastica artistica (tre anni fa era arrivata terza ai campionati nazionali con la sua squadra della Olas Albignasego). Con la malattia, invece, aveva incanalato la sua vitalità nel realizzare oggetti e disegni con le proprie mani. Adorava la scienza e la natura, in particolar modo gli animali: quando portammo a casa il cagnolino, gli disegnò immediatamente il cappottino, che realizzò poi con le sue mani”.

I funerali di Elisabetta si terranno domani, 10 novembre, alle 11, nella chiesa di San Lorenzo ad Albignasego. “Come tutti i bambini e i ragazzi che attraversano la malattia” conclude il padre “Elisabetta aveva capito e ci ha lasciato un grande insegnamento: se un giorno è buono, bisogna viverlo e approfittarne in pieno”.

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