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Epifania: il vero significato di un nome che è molto più di una data (e la befana c’entra)

Tutti usiamo questa parola, almeno per indicare la festa del 6 gennaio. Però al di là di questa festa religiosa è una parola dotta con un significato grossissimo, che è bello aver presente, e che spiega la festa.
A cura di Giorgio Moretti
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Epiphàneia. Greco. Viene dal verbo epiphànein, composto di epì "dall'alto" e phànein "apparire", e propriamente significò la manifestazione della divinità. Nasce quindi già con un significato religioso, per quanto pagano. In particolare, in Grecia, le epifania (dato che in greco è un plurale), erano le feste dedicate a una particolare divinità, che durante queste celebrazioni si manifestava. Non che Poseidone arrivasse col suo corteo di ippocampi e tritoni: la manifestazione degli dèi, per quanto vibrante e sentita presente era segreta, intima. Le divinità si palesavano nel naos, il cuore segreto e inaccessibile del tempio.

Dopo che il Cristianesimo ebbe prevalso sulle religioni pagane, installò molte delle proprie feste sulle loro precedenti liturgie, in modo da scalzarle definitivamente. Delle molte epifanie, così, ne rimase solo una (che nell'uso corrente diventa un singolare), quella di Cristo. La festa si assestò definitivamente durante il IV secolo: questa celebrazione, che ricorre il 6 gennaio, viene chiamata ‘Epifania' perché ricorda la prima manifestazione pubblica di Cristo, con l'omaggio che gli fu reso dai Re Magi – figure che nel canone della Chiesa sono decisamente evanescenti, anche se la tradizione le ha poi molto arricchite.

Ma dicevamo che l'epifania può essere altro, e può svincolarsi da un significato strettamente religioso (anche se resta colorato di spiritualità). L'epifania passa ad essere una generica rivelazione. Si tratta di un significato reso celebre da Joyce nella sua raccolta di racconti Dubliners (in italiano tradotto come "Gente di Dublino"): in questi, capita che un'esperienza, una situazione o l'osservazione di un particolare porti un personaggio a una profonda riconsiderazione di sé e della sua vita. Una realizzazione improvvisa, tanto intima quanto sconvolgente. Così la notizia di una malattia diventa un'epifania che ci fa capire che cosa vogliamo fare, chi vogliamo essere; abbiamo un'epifania sulle ragioni del comportamento di un'altra persona vivendo le sue stesse esperienze; la meraviglia dipinta sul volto del turista ci travolge con un'epifania su quella bellezza di casa nostra che vediamo ogni giorno e non notiamo. Quindi è una sorta di illuminazione, qualcosa che (come ci ricorda l'etimo) ci appare dall'alto. Mica male, eh? Non sarà una manifestazione divina, ma ci assomiglia.

Ah, e la Befana? Epifania-Befana, Epifania-Befana. ‘Befana' altro non è che una storpiatura di ‘Epifania': come ‘Epifania' descrive la festa del 6 gennaio, ma in più, per le vie misteriose di una tradizione in cui non ci addentreremo, anche la vecchia che vien di notte e porta dolci e doni.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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