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Elogio del populismo. Lettera aperta ai suoi nemici

Oggi la lotta contro i populismi è diventata la lotta dell’élite finanziaria, il nuovo Signore che dal 1989 sta conducendo con successo il massacro di classe ai danni delle masse popolari.
A cura di Diego Fusaro
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Cari amici che, con "vuota profondità" (Hegel), agitate lo spauracchio del populismo, spero abbiate riflettuto su ciò che davvero significa tale espressione oggi. Non dico storicamente, ma oggi, nel quadro post-1989. Auspico davvero che abbiate sottoposto tale concetto a una accurata analisi teorica e lo usiate, dunque, con cognizione di causa e non con il semplice automatismo inerziale del “si dice” di heideggeriana memoria.

Nell'usare con tanta disinvoltura la categoria di populismo, lo sappiate o meno, agite come semplici subalterni dell'élite mondialista finanziaria. Forse non lo sapete, ma portando avanti con tanta enfasi la lotta contro il populismo fate vostra la lotta che è anche dell’élite globalista finanziaria, il nuovo Signore che dal 1989 sta conducendo con successo il massacro di classe ai danni della massa precarizzata (precari, lavoratori, disoccupati, ceto medio disgregato, ecc.). Come si diceva una volta, lavorate per il re di Prussia. Quello che chiamate pomposamente progresso non è altro che la modernizzazione capitalistica, con annessa distruzione di tutto ciò che non le è affine o che ancora le resiste.

Oggi – dovreste saperlo – nello spettacolo mediatico permanente è diffamato come populista chiunque difenda interessi che non siano quelli dell'élite stessa; chiunque cioè, nel conflitto di classe tra l’élite neofeudale e il popolo precarizzato e proletarizzato, si schieri con il secondo e non con la prima. In questa accezione, cari amici, Marx, Lenin e Gramsci sarebbero senz’altro populisti. E, a ben vedere, anche Gesù Cristo.

Dovrebbe essere chiaro, in fondo: nella neolingua imposta e sovranamente gestita dall’élite, grazie anche al suo clero regolare (intellettuali, accademici, giornalisti), è ostracizzato come populista chiunque difenda prospettive che non sono quelle dell’élite neo-oligarchica. La quale ha per ideologia di riferimento il mondialismo classista, il competitivismo antisolidale, l'imperialismo in nome dei diritti umani e della democrazia da asporto, la distruzione degli Stati sovrani come ostacolo per l'economia spoliticizzata, la dittatura dei mercati, nonché, ovviamente, la delegittimazione apriorica di tutto ciò che a queste cose si oppone.

Cari amici, siamo nel bel mezzo di una lotta di classe radicale come mai prima, un vero massacro di classe unilaterale: e voi avete scelto di stare con la parte dominante, in nome della lotta al populismo.

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Sono nato a Torino nel 1983 e insegno Storia della filosofia in Università. Mi considero allievo indipendente di Hegel e di Marx. Intellettuale dissidente e non allineato, sono al di là di destra e sinistra, convinto che occorra continuare nella lotta politica e culturale che fu di Marx e di Gramsci, in nome dell’emancipazione umana e dei diritti sociali. Resto convinto che, in ogni ambito, la via regia consista nel pensare con la propria testa, senza curarsi dell’opinione pubblica e del coro virtuoso del politicamente corretto.
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