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Elias, volontario camerunense tra i terremotati: “Sono stato aggredito da quattro razzisti”

Sadar Bahar, soprannominato Elias, è stato aggredito ieri da quattro italiani mentre attendeva l’autobus in una cittadina abruzzese: nell’ultimo anno e mezzo è stato uno dei migranti che hanno prestato il loro soccorso – tra le Brigate di Solidarietà Attiva – ai terremotati del centro Italia e nell’emergenza neve.
A cura di Davide Falcioni
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Sadar Bahar è un uomo camerunense di 32 anni. Sta aspettando l'autobus alla fermata di Castelnuovo Vomano, in provincia di Teramo, dopo essere stato a cercare un lavoro in città, quando viene avvicinato da un'automobile con quattro persone a bordo, tutti adulti tra i 40 e i 50 anni. I quattro abbassano il finestrino e gli gridano: "Figlio di puttana, che ci fai qui? Negro di merda, torna a casa tua". Poi alcuni di loro scendono dalla vettura, gli sputano e gli danno qualche spintone intimandogli di andarsene immediatamente, quindi risalgono a bordo e fuggono. Sadar non risponde alle provocazioni: ama l'Italia e gli italiani, che gli hanno salvato la vita due anni fa quando il gommone su cui viaggiava si rovesciò a largo di Lampedusa. Resta impietrito, umiliato: quando torna a Roseto degli Abruzzi, presso la struttura in cui è ospite, racconta quello che ha subìto a Marco Borgatti, operatore e amico.

Con Marco c'è un rapporto non solo professionale: i due, infatti, nell'ultimo anno sono stati tra i fondatori della Brigata Meticcia, "ramo" delle Brigate di Solidarietà Attiva che include volontari richiedenti asilo e rifugiati politici. Sadar ha partecipato alle consegne di aiuti ai cittadini terremotati di Amatrice, ha contribuito – insieme a molti altri migranti – a costruire stalle per ospitare il bestiame degli allevatori terremotati ed ha prestato soccorso alle famiglie che nel gennaio dello scorso anno per giorni rimasero letteralmente intrappolate in casa sotto metri di neve, e senza energia elettrica. Sadar c'era anche ad Accumoli ed Arquata del Tronto, quando ce n'è stato bisogno, e a Roseto degli Abruzzi ha contribuito a risanare aree di spiaggia abbandonate e inquinate. Per questo l'aggressione che ha dovuto subire ieri pomeriggio fa ancora più male: "Stavo cercando un lavoro, volevo capire se qualcuno in città poteva avere bisogno di me", ci ha raccontato.

Trentadue anni, Sadar Bahar – soprannominato Elias dai suoi amici – è fuggito dal Camerun quasi 4 anni fa: "Nella mia città – spiega a Fanpage – gli oppositori politici del presidente venivano sistematicamente perseguitati. Per questo sono stato costretto ad andarmene. Ho raggiunto la Libia, lì ho lavorato alcuni mesi nei campi prima di venire arrestato". Torturato dalle guardie carcerarie libiche, tutti i suoi compagni di cella vengono uccisi o muoiono a causa delle condizioni della detenzione. Quando anche lui si sente ormai spacciato riesce rocambolescamente a evadere. Non ha soldi per pagarsi la traversata su un barcone, così la baratta in cambio di mesi di durissimo lavoro per un grosso proprietario terriero libico: si imbarca su un gommone, che si rovescia in mare aperto. In molti annegano, lui è tra quelli che vengono tratti in salvo da una Ong italiana. Per questo Elias ama l'Italia e gli italiani. Di certo, molto più dei quattro uomini che ieri l'hanno aggredito.

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