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Elezioni Croazia: in vantaggio i conservatori dell’Hdz

L’opposizione conservatrice è avanti nelle elezioni in Croazia: la Coalizione Patriottica guidata dall’Unione democratica croata (Hdz) avrebbe 59 seggi. “Parleremo con tutti quelli che vogliono il cambiamento in Croazia”, così il dirigente dell’Hdz Gordan Jandrokovic.
A cura di Susanna Picone
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Domenica 8 novembre si è votato in Croazia per le elezioni politiche. Stando ai dati preliminari basati sul 70% delle schede scrutinate la vittoria va alla Coalizione Patriottica guidata dall'Unione democratica croata (Hdz) che avrebbe conquistato 59 seggi sui 151 del Parlamento (Sabor), contro i 55 che andrebbero all'alleanza di centrosinistra (Croazia Cresce) guidata dal Partito socialdemocratico (Sdp) del premier uscente, Zoran Milanovic. I conservatori non sarebbero comunque in grado di governare da soli, anche se dovrebbero disporre dei tre seggi della diaspora che tradizionalmente vota a destra. “Parleremo con tutti quelli che vogliono il cambiamento in Croazia”, ha commentato il dirigente dell'Hdz Gordan Jandrokovic, ex ministro degli Esteri. Nelle prime elezioni dall'ingresso di Zagabria nell'Unione europea, nel luglio 2013, la destra guidata dall'ex capo dei servizi segreti, Tomislav Karamarko, ha probabilmente beneficiato delle preoccupazioni legate all'emergenza immigrazione. Un tema cavalcato dai conservatori che hanno promesso controlli più severi.

Risultato a sorpresa del partito centrista Most, affluenza alle urne buona – Sempre secondo risultati ancora preliminari, il nuovo partito Most (Ponte) a sorpresa ha fatto un ottimo esordio con 19 seggi e diventerà una forza di tutto conto nella nuova assemblea, ma il suo leader Bozo Petrov prima del voto ha escluso di entrare in una coalizione di governo. Petrov, fondatore 36enne del partito e sindaco della città dalmata di Metkovic, ha detto che non entrerà in nessun governo che non sottoscriva e applichi il suo piano radicale di riforme con misure per la modernizzazione dello Stato e maggiori opportunità per i giovani. Buona l’affluenza alle urne: ha votato il 60,06 per cento dei 3,8 milioni degli aventi diritto.

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