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Opinioni

“Sai che significa queer?”: a scuola per un’ora di educazione sentimentale (VIDEO)

Si chiama “Un’ora d’ amore” la raccolta firme su Change.org accompagnata da un video per favorire la proposta di legge sull’educazione sentimentale nelle scuole. L’iniziativa trova d’accordo società civile e insegnanti. Ma “attenzione” dice la psicoterapeuta Luana De Vita “alle confusioni tra cultura, famiglia, società, diritto, emozioni, vissuti corporei e affettività”.
A cura di Sabina Ambrogi
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L'iniziativa è della deputata Sel Celeste Costantino ma i contenuti, la missione e gli obiettivi affondano le radici non solo in una tradizione esistente in diversi paesi europei ma anche raccomandata recentemente dalla Convenzione di Istanbul, approvata all'unanimità in parlamento, durante il governo Letta. La campagna di sensibilizzazione e informazione circa la proposta di legge si sta diffondendo a macchia d'olio ed è accompagnata anche da un video realizzato da Gustav Hofer e Luca Ragazzi. Degli adolescenti rispondono a una serie di domande –  Come hai imparato quello che sai sul sesso? Da grande come ti vedi? Hai mai assistito ad atti di bullismo? Sai cosa significa queer? Quali metodi contraccettivi conosci? – che generano smarrimento e risposte fumosissime e alle quali appunto si intende dare una risposta con questa iniziativa. “Mi sono confrontata con tantissime associazioni e insegnanti che hanno prodotto progetti nelle scuole per discutere della diversità” dice Celeste Costantino. La proposta di legge è il frutto di riflessioni collettive e di continui confronti, da nord a sud del paese. Si prevede quindi che “a partire dall’anno scolastico 2014/2015, l’orario settimanale di insegnamenti e attività delle scuole del primo e del secondo ciclo, ad eccezione della scuola di primo grado, sia aumentato di un’ora dedicata all’educazione sentimentale”. Si tratterebbe di fornire competenze sulle questioni di genere, sulla nocività degli stereotipi veicolati dai media, sulla parità. Destruttuare la comunicazione per non subirla insomma.

Battaglie come queste vengono da lontano e sono sempre state portate avanti isolatamente, dalle associazioni, da militanti storiche o da scrittrici come Loredana Lipperini – in corsa per le europee nella Lista Tsipras – che ricorda come l'importanza dell' “educazione sentimentale” era stata ampiamente trattata nella Relazione Estrela, una proposta di risoluzione del parlamento europeo nel settembre scorso. Per tutti gli stati membri poteva essere una chance di avanzamento sulle questioni riguardanti la salute, i diritti sessuali e riproduttivi. Affossata la Relazione, Lipperini rilancia facendo presente che “in Francia l’educazione sessuale fa parte dei programmi scolastici fin dal 1973: trenta-quaranta ore almeno (quattordici anni fa è stata lanciata anche una campagna sulla contraccezione, cosa da noi impensabile). In Germania sono partiti tre anni prima, e ovviamente non si parla solo di sesso ma di affettività. In Svezia l’inclusione è datata 1956”.

Non è certo una stramberia quindi, e tutto molto in linea con l'Europa che vuole crescere non solo sotto il nome delle banche. “E' una proposta di legge più che condivisibile” – dice Marina Boscaino esperta di politiche scolastiche e insegnante di latino in un liceo romano – “se incalcolabili sono i danni che nella percezione dei bambini e degli adolescenti ha la mercificazione del corpo della donna che i media da anni stanno amplificando, altrettanto lo sono i numeri sconvolgenti della violenza che la cronaca ci rimanda, arricchiti di circostanze e particolari feroci. Numeri ai quali ci si sta abituando, cifre che rischiano di perdere significatività. Bisogna rilanciare il senso di un'affettività completa e disponibile al rispetto reciproco. Il principale mandato della scuola pubblica è quello di formare cittadini consapevoli. Questa è la direzione della proposta di legge. Ma c'è da giurare che le resistenze saranno molte, come insegna la recente vicenda degli opuscoli Unar”.

Effettivamente iniziative simile a questa avevano perfino trovato finanziamenti governativi, per poi essere subito dopo affossate, dopo reazioni dal mondo cattolico. La stessa Cecilia Guerra sottosegretario alle Pari Opportunità, nel governo Letta, ha disconosciuto l'attività informativa nelle scuole lanciata e finanziata dallo stesso governo. Si ritenta quindi. E stavolta per la via maestra della legge. La psicoterapeuta Luana De Vita però sottolinea l'importanza di alcune distinzioni e di uso delle parole:

Ottimo aprire degli spazi al tema dell'educazione all'affettività nelle scuole. Benissimo iniziare quando i bambini sono piccolissimi, lavorare sulle competenze emotive: riconoscere le proprie emozioni, gestirle, comunicarle in modo congruo ed efficace. Passare poi ad una vera e propria “educazione all’affettività” e quindi all’educazione sessuale, per una sessualità sana, consapevole. Questo è amore.

Mi domando però chi saranno allora i soggetti preposti a questo lavoro, perché questa è materia degli psicologi, non di mediatori culturali come ho letto da qualche parte. E se parliamo di emozioni, affettività, vissuti corporei e comportamenti funzionali e sani non è certo una questione culturale, semmai è “anche” una questione culturale. Allora sono importanti i termini sui quali si può generare confusione. Un conto è parlare di educazione al “rispetto dell’Altro da sé” ovvero favorire la percezione dell’altro nella “sua diversità” (maschio/femmina, etero/omo, bianco/nero etc.etc.) quindi la consapevolezza che la propria qualità di vita è in qualche modo indissolubilmente legata alla qualità di vita dell’Altro. Questo è un importante indicatore del “capitale sociale” di un paese, proprio per quel che riguarda la questione di genere, la percezione dello straniero, e l'orientamento sessuale.

Ma allora che c’entra l’educazione sessuale o parlare di “ora d’amore”? “Ora di educazione al senso civico” non sarebbe più corretto? Oppure “ora di educazione alla socialità” o ancora ora di “cultura del rispetto dell’altro da sé”. In Italia è completamente assente nelle scuole la promozione delle competenze emotive, dell’educazione all’affettività e quindi è assente l’educazione alla sessualità. E' vero. Ma questo è un'altra ora di insegnamento ma appunto fatta da psicologi. Ad esempio viene evocato spesso il femminicidio come conseguenza culturale di prevaricazione dell'uomo sulla donna. Ma non lo fermi affermando che le donne hanno dei diritti, perché quel tipo di violenza implica due protagonisti: la vittima e il carnefice, entrambi vivono un rapporto d'amore disfunzionale. Temo che non basti dire che sia una questione culturale. L' educazione all'amore, alle emozioni, all'affettività e alla sessualità hanno bisogno di competenze individuali specifiche. Approccio alla parità e ai diritti, il rispetto dell'altro da Sé, sono materie adatte a docenti formati in sociologia o diritti. La chiamerei magari “l'ora della parità”. Farei più attenzione alle confusioni tra cultura, famiglia, società, diritto, emozioni, vissuti corporei e affettività, specialmente da parte del Legislatore. Certi pentoloni in cui si pretende di far entrare tutto possono generare mostruosità, e su quelle possono nascere i peggiori equivoci da parte dei detrattori.

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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