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Editoria, il governo avverte Berlusconi: “La pacchia è finita, arrivano tetti a pubblicità in tv”

Il governo avverte Silvio Berlusconi in tema di editoria e televisione: “Per lui la pacchia è finita, occorre redistribuire la pubblicità tra tv e carta stampata”, afferma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Vito Crimi. L’idea è quella di introdurre un tetto alla pubblicità per le tv.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il governo lancia un avvertimento a Silvio Berlusconi e alle reti Mediaset. E lo fa attraverso le parole del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Vito Crimi. In un’intervista al Fatto Quotidiano, Crimi afferma che “per Berlusconi la pacchia è finita: occorre redistribuire la pubblicità tra tv e carta stampata”, introducendo dei “tetti” per la pubblicità. Il sottosegretario conferma anche la volontà del governo e in particolare della componente dei Cinque Stelle di eliminare “i fondi pubblici” a tutti gli organi di informazione, partendo dal modello del decreto Lotti sul Fondo per il pluralismo dell’editoria.

In quel fondo si prevedevaun contributo di solidarietà dello 0,1% sui redditi delle concessionarie di pubblicità compresi i Centri Media. Il decreto che avrebbe dovuto fissare i criteri per questo contributo non è stato mai varato. Di fatto, un regalo alle grandi concessionarie, a Berlusconi in primis”. E proprio su questo contributo vorrebbe intervenire il governo formato da M5s e Lega per poter tagliare i finanziamenti pubblici, “verificando che l’extra-gettito derivante dal canone Rai sia davvero confluito nel Fondo”. “Noi non siamo contro i giornali per partito preso – prosegue Crimi – vogliamo solo togliere i fondi pubblici all'editoria, non eliminare il Fondo per il pluralismo. Gli editori hanno ricevuto tantissimi soldi in questi anni, dal 2003 oltre 3 miliardi di euro. A fronte di questo ci saremmo aspettati investimenti per reggersi sul mercato che non ci sono stati. Ci sono modi per affrontare le ricadute occupazionali”.

Il governo vorrebbe introdurre dei tetti pubblicitari, un sistema che secondo Crimi potrebbe “aiutare dal lato degli introiti i giornali”. Oltre a questo, si studia l’ipotesi di “prevedere incentivi pubblici alla domanda, ad esempio, sostenendo gli abbonamenti oppure nuove idee innovative. Sto proponendo agli editori – aggiunge – una piattaforma tecnologica che, ad esempio, permetta al costo di un abbonamento la lettura di tutti i giornali. Sarebbe una Netflix dell'editoria”. Crimi parla inoltre del ruolo che avranno le edicole nel caso in cui avvenga questa rivoluzione del mondo dell’editoria: “Penso vadano aiutate a trasformarsi in una rete di servizi, remunerati, e non essere più schiacciate tra la distribuzione e le norme imposte dagli enti locali”.

Altro punto è quello dei fondi diretti all’editoria: “Sono stanziati circa 200 milioni tra contributi diretti, alle radio e alle tv, senza contare l'agevolazione delle tariffe telefoniche che può essere stimata in 60 milioni. Vanno aggiustate le distorsioni, visto che circa il 30% dei fondi va a 4-5 testate”. Si tratta di interventi che Crimi paragona a ciò che è stato fatto “con l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti”.

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