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Misiani: “Caro energia non colpisce tutti allo stesso modo, ora più soldi in busta paga a famiglie”

Secondo il responsabile economico del PD serve prorogare le misure a favore di famiglie e imprese per contrastare i rincari, ma anche agire sul Pnrr e introdurre un’indennità per coprire parte del caro-bollette.
A cura di Giacomo Andreoli
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"L'economia è in visibile rallentamento, con conseguenze sociali molto pesanti. Noi proponiamo un'indennità per la classe media simile a quella tedesca da 300 euro e chiediamo di allungare il Pnrr al 2027". Antonio Misiani, responsabile dei temi economici del Partito democratico ed ex viceministro di via XX Settembre, sottolinea ai microfoni di Fanpage.it che il momento economico che vive l'Italia è difficile. La prospettiva di crescita del Pil per quest'anno era a dicembre del 4,3%, ma ora il Def, approvato da governo e Parlamento, parla di un progresso del 2,9%, che può scendere rapidamente al 2,3%. Proprio per questo, in una risoluzione di accompagnamento al Documento di economia e finanza, la maggioranza che sostiene Draghi ha chiesto una serie di misure a favore di famiglie e imprese, a partire da quelle più in difficoltà.

Onorevole, la maggioranza chiede al governo di fare nuovo deficit se la situazione economica peggiorerà. Quanti miliardi servono?

La proroga per un ulteriore trimestre delle misure messe in campo dal governo, che scadono a fine giugno, costa dagli 8 ai 9 miliardi di euro. Si tratta di una cifra superiore alle risorse attualmente disponibili nel bilancio dello Stato e questo al di là di ulteriori interventi che secondo noi sono necessari. Lo scostamento è chiaramente una extrema ratio, l'ultima chance. Prima bisogna lavorare sulla tassazione degli extraprofitti delle società energetiche. Noi del PD lo abbiamo proposto tra i primi e diciamo: può essere potenziata. Proponiamo anche una riprogrammazione dei fondi europei, come è stato fatto nella prima fase della pandemia: da lì si possono mobilitare parecchie risorse. Se tutto questo non fosse sufficiente lo scostamento non può e non deve essere un taboo, soprattutto se l'alternativa è la terza recessione in dieci anni.

Il governo interverrà ancora per ridurre i prezzi di gas, energia elettrica e carburanti?

Molto in realtà si gioca al livello europeo: noi abbiamo condiviso e sosteniamo le proposte del governo italiano: da un tetto Ue al prezzo del gas, al cambiamento del meccanismo di formazione del prezzo dell'elettricità (che oggi è direttamente legato al gas anche quando viene prodotta da fonti rinnovabili). Queste due scelte già permetterebbero di cambiare radicalmente la situazione, ma vanno assunte al livello europeo. Possiamo fare comunque molto anche a livello nazionale, innanzitutto prorogando oltre giugno le misure attualmente in vigore: dal potenziamento del bonus sociale per luce e gas, ai crediti d'imposta per le imprese energivore e gasivore, passando per il taglio degli oneri generali di sistema e sul gas, fino alla questione delle accise sulla benzina e sul gasolio. Sono misure costose che hanno dato risposte agli italiani. Ma si può e si deve fare di più: un tema che per esempio noi poniamo è un incentivo alle imprese non solo per compensare gli extracosti, ma anche aiutarle ad efficientarsi dal punto di vista energetico auto-producendo energia.

Nel frattempo il Def che avete approvato in Parlamento certifica la frenata dell’economia italiana: rischiamo la recessione?

Di fatto siamo già in stagnazione, perché avevamo un trascinamento dal 2021 del 2,3%, che è la cifra che il Fondo monetario prevede per la crescita del Pil nel 2022. Quindi un prodotto interno lordo statico. Il governo è leggermente più ottimista, ma al di là dei numeri quello che conta è che l'economia è in visibile rallentamento e le conseguenze sociali della crisi sono molto pesanti. Si scaricano poi sulla popolazione in modo diseguale. L'esecutivo ha fatto molto, ma ora serve un salto di qualità.

Come PD avete incontrato aziende e sindacati. Quali proposte porterete al tavolo del governo?

Oggi la priorità per il Partito democratico è la difesa del potere d'acquisto dei salari, degli stipendi e dei redditi. Lo possiamo fare prorogando e potenziando le misure messe in campo dal governo, ma anche guardando a quello che stanno facendo gli altri Paesi europei. La Germania ha attribuito a tutti i lavoratori un'indennità di 300 euro lordi per fronteggiare il caro-energia. Noi proponiamo una misura simile, che si potrebbe concretizzare con un taglio una tantum dei contribuiti previdenziali per i dipendenti e per gli autonomi, lasciando più soldi nelle buste paga e più soldi per i lavoratori autonomi, per fronteggiare i costi maggiori sulle bollette energetiche.

In questa situazione per trovare i soldi c’è chi propone una tassa sui grandi patrimoni, voi siete d’accordo?

La patrimoniale era in vigore in 13 Paesi europei 30 anni fa ed è stata abbandonata da quasi tutti. Oggi è in vigore solo in 3 nazioni al livello europeo. Questo la dice lunga sulle problematiche tecniche di approvazione. Ciò non toglie che sia necessaria un'operazione di equità dal punto di vista fiscale. Io credo che in Italia la via maestra sia innanzitutto il recupero dell'enorme evasione fiscale. Non è una missione impossibile: solo con la fatturazione elettronica dal 2017 ad oggi abbiamo recuperato 9 miliardi di Iva, che prima venivano evasi. Da operazioni del genere devono arrivare i soldi per ridurre le tasse ai contribuenti onesti e a quelli con i redditi più bassi.

Sulla riforma del fisco continuate a litigare con il centrodestra. Come si trova un accordo, in particolare sul catasto?

Noi lavoriamo per trovare un'intesa su una delle riforme più importanti che abbiamo scritto nel Pnrr. Il centrodestra ha scatenato una tempesta in un bicchiere d'acqua, perché basta leggere il testo della delega: è scritto nero su bianco che l'integrazione della banca dati catastale non avrà alcuna valenza dal punto di vista fiscale e quindi anche per l'Isee. In ogni caso il catasto dà dei valori che non hanno attinenza con la realtà, è vecchio di decenni. Un'opera di aggiornamento conoscitivo è indispensabile, anche solo per mappare gli immobili che oggi sono sconosciuti al fisco: sono centinaia di migliaia. Ciò detto la tassazione sugli immobili in Italia è superiore alla media europea: è all'1,4% del Pil, contro l'1,2% dei Paesi dell'Unione. Quindi il tema non è aumentare le tasse sulla casa. Il centrodestra ha presentato le sue proposte di modifica alla delega, noi faremo lo stesso, a partire dal tema dell'Irpef. Con un po' di buona volontà si può chiudere un accordo positivo per il Paese.

Nel frattempo il Pnrr è in crisi, tra caro-materiali, bandi che vanno deserti e opere ferme. Va cambiato?

La priorità deve essere la velocizzazione della messa a terra degli investimenti e delle riforme che abbiamo scritto nel Piano. Il caro-materiali è un problema reale, che rischia di mettere in discussione la realizzazione di importanti progetti infrastrutturali. Il governo lo sta affrontando con un decreto in arrivo che aiuterà il mondo dell'edilizia. Il mercato è surriscaldato dal Superbonus 110% e dagli altri bonus casa. Molte imprese preferiscono lavorare per il Superbonus piuttosto che presentarsi alle gare per gli appalti pubblici, quindi c'è anche un problema di offerta. La sburocratizzazione degli appalti è un'altro tema importante. Il governo ha fatto molto, ad esempio semplificando il processo di installazione dei pannelli fotovoltaici e il repowering dell'eolico, ma dobbiamo accelerare perché stiamo andando ad un ritmo nettamente insufficiente rispetto agli obiettivi per il 2026. Quanto al Piano in sé e per sé, come PD abbiamo proposto due temi: allinearlo alla programmazione di bilancio europea che arriva fino al 2027 e rimodulare alcuni contenuti, ma senza riscriverlo. Il Piano conserva la sua attualità e un modello di sviluppo condivisibile e lungimirante, soprattutto in tema di transizione energetica ed ecologica. Ogni modifica, comunque, va discussa in sede europea.

A meno di un anno dalle elezioni il “campo largo” proposto da Letta non decolla. I sondaggi vi danno almeno 8 punti sotto alla destra.

I sondaggi vanno presi con le pinse. Alcuni ad esempio ci davano perdenti alle elezioni regionali in Puglia e abbiamo vinto largamente. Io non sono pessimista sul campo largo e registro che per le prossime elezioni amministrative le alleanze che stiamo costruendo, in particolare con il Movimento 5 stelle, saranno più diffuse rispetto all'ultimo voto nelle grandi città nel 2021.

Volete ancora mettere insieme M5s, Italia Viva, Azione e +Europa?

Ci diamo questo obiettivo, ci lavoriamo già in vista delle prossime elezioni amministrative e a maggior ragione per le prossime elezioni politiche. Certo è complesso tenere insieme forze che su alcuni punti sono distanti, ma noi come PD ci stiamo rimboccando le maniche per organizzare un campo alternativo al centrodestra. Credo sia un lavoro indispensabile per dare all'Italia una prospettiva di governo europeista e progressista, seguendo un modello sostenibile e inclusivo. Insomma per quell'idea di Paese molto distante da una nazione chiusa e diffidente nei confronti dell'Europa che emerge da un centrodestra dominato da Salvini e Meloni.

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