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La Corte dei Conti chiede di superare la quota 100: come potrebbe cambiare l’anticipo pensionistico

La Corte dei Conti boccia la quota 100 e chiede un intervento per modificare l’uscita anticipata dal lavoro. I magistrati contabili suggeriscono solo in parte una possibile riforma che permetta di andare in pensione a 64 anni, equiparando di fatto le regole del sistema contributivo e retributivo.
A cura di Stefano Rizzuti
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La Corte dei Conti torna a bocciare la quota 100 e chiede di valutare un nuovo sistema di anticipo pensionistico. Nel rapporto del 2021 sul coordinamento della finanza pubblica viene sottolineata la necessità di superare l’attuale sistema, quello della quota 100, in vigore in via sperimentale fino alla fine dell’anno. Da allora la quota 100 non dovrebbe più esistere, così come chiede la Corte che, intanto, ipotizza altre soluzioni da mettere in campo dall'inizio del 2022. E chiede, in particolare, di “costruire un sistema di uscita anticipata che converga su un’età uniforme per lavoratori in regime retributivo e lavoratori in regime contributivo puro”. I magistrati contabili considerano anche l’impatto economico della quota 100, che ha attirato meno lavoratori del previsto: al 31 gennaio 2021 hanno aderito in totale 278mila persone, soprattutto uomini e del settore privato. Nel 2020 sono stati spesi per la misura 5,2 miliardi di euro, contro uno stanziamento ben superiore, corrispondente a 7,6 miliardi.

La proposta della Corte dei Conti per superare la quota 100

Attualmente l’età di uscita dal lavoro è fissata a 67 anni, ma bisognerà rivederla presto, secondo i magistrati contabili. Ad oggi i lavoratori che aderiscono solamente al sistema contributivo (ovvero chi ha iniziato a versare dopo il primo gennaio del 1996) possono andare in pensione a 64 anni con almeno 20 di versamenti e un assegno almeno 2,8 volte superiore all’assegno sociale. Secondo la Corte presto “potrebbero porsi problemi di equità di trattamento tra assicurati che pur avendo iniziato a lavorare a pochissima distanza gli uni dagli altri (per esempio fine 1995 e inizio 1996) avranno l’opzione di lasciare il lavoro con diversi anni di differenza”. Da qui la proposta della Corte, che non dice comunque a quale età i lavoratori dovrebbero accedere alla pensione anticipata. Ma parla chiaramente di possibilità di pensionamento a 64 anni, con almeno 20 di contributi versati, anche per chi aderisce a un sistema misto contributivo e retributivo.

Pensioni, le altre proposte per il superamento della quota 100

Negli scorsi giorni era stato il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, a parlare di una possibile doppia quota, cioè di una pensione a 62 o 63 anni con almeno 20 di contributi, ma solamente per la parte contributiva della pensione maturata. Poi la parte retributiva arriverebbe solamente una volta raggiunta la soglia dei 67 anni. Anche i sindacati hanno presentato a maggio alcune proposte per il superamento della quota 100, con un documento contenente più opzioni. Di fatto l’idea è quella di introdurre un’età flessibile per la pensione anticipata a partire dai 62 anni di età oppure con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età del lavoratore. Resta in campo anche l'opzione dell'estensione del contratto di espansione, a cui sta lavorando il ministero del Lavoro.

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