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Alan Friedman a Fanpage: “Vi spiego perché Credit Suisse è crollata e cosa succederà adesso”

L’intervista di Fanpage.it a Alan Friedman sulla crisi Credit Suisse: “Il governo svizzero non permetterà che fallisca. Credo che ci saranno oscillazioni violente nei mercati e che ci vorranno nervi d’acciaio per chi ha investito nel settore ma le cose dovrebbero stabilizzarsi dopo qualche settimana di volatilità dei prezzi. Occhio a cosa deciderà domani Christine Lagarde”.
Intervista a Alan Friedman
giornalista ed esperto economico.
A cura di Ida Artiaco
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Alan Friedman.
Alan Friedman.

"Il governo svizzero non permetterà che Credit Suisse fallisca. Questa situazione è legata solo indirettamente al fallimento della Silicon Valley Bank in quanto frutto di un nervosismo dei mercati finanziari che deve essere inteso come naturale aftershock di quanto successo negli Stati Uniti. Non credo che ci sarà una crisi mondiale, ma molto dipenderà da cosa deciderà domani la Bce".

A parlare è Alan Friedman, famoso giornalista ed economista americano, che a Fanpage.it ha spiegato cosa è successo oggi al Credit Suisse, quali scenari possono aprirsi nei prossimi giorni nei mercati finanziari, Italia inclusa, e perché dovremmo prestare molta attenzione a ciò che deciderà domani la Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde.

Dott. Friedman, cosa sta succedendo al Credit Suisse e quanto dobbiamo preoccuparci?

"La debolezza del Credit Suisse era una cosa nota già prima del crollo del 30% in Borsa. Però chiaramente, nonostante il pacchetto di salvataggio fatto molto bene in America dal Governo Biden, i mercati finanziari sono nervosi, hanno paura e in queste circostanze si tende a punire le azioni del settore bancario.

Credit Suisse ha dovuto oggi divulgare che ha avuto debolezze nel bilancio e ha chiesto pubblicamente l'appoggio della banca centrale svizzera, e questo è molto insolito. La brutta notizia è che chi possiede azioni in banca in questo momento sta perdendo la camicia però non è il momento di vendere perché Credit Suisse non può fallire, in gergo si dice too big to fail.

Il governo svizzero non può permettere che succeda una cosa del genere perché c'è la reputazione della Svizzera stessa in ballo e credo che nelle prossime ore o giorni risponderà a Credit Suisse. Tutto questo fa parte di un contesto globale di aftershock in seguito al fallimento della Silicon Valley Bank e della preoccupazione dei mercati. È chiaro che gli investitori sono nervosi".

Dunque, Credit Suisse e Silicon Valley Bank sono due eventi collegati tra di loro?

"Non direttamente. Possiamo dire che la reazione contro la debolezza di Credit Suisse e il suo crollo del 30% nel mercato borsistico, insieme alla generale vendita di azioni di banche in tutto il mondo, fa parte di un nervosismo dei mercati finanziari che deve essere capito come naturale aftershock degli eventi che si sono verificati negli Stati Uniti, compreso il fallimento di Silicon Valley Bank".

È stato proprio il principale azionista di Credit Suisse, la Banca nazionale saudita, a generare il terremoto. Perché secondo lei i sauditi hanno escluso il loro sostegno finanzario?

"La banca saudita ha comprato il 10% di Credit Suisse qualche mese fa, iniettando alcuni miliardi. È stata oggi la dichiarazione del presidente della Banca, Ammar Al Khudairy, che ha affermato che non avrebbe sottoscritto nuovi aumenti di capitale, a far esplodere il caso. Questo è stato un segno di sfiducia, ma non so perché sia stato deciso così.

Il punto però non è perché hanno preso questa decisione. Il punto è che ha aggravato la debolezza di Credit Suisse nel bilancio e che la banca ha dovuto chiedere l'aiuto del governo che a sua volta non può permettere che fallisca".

Cosa potrebbe succedere adesso?

"Ci sono due scenari. O avremo la continuazione di questa volatilità e una vendita di azioni più generalizzata che va oltre il settore bancario o le acque si calmeranno dopo qualche altro giorno di violente oscillazioni".

Cosa che che sia più plausibile che succeda? 

"Io credo che gli svizzeri devono risolvere il problema di Credit Suisse. Le borse sono sempre le ultime a reagire quindi sono spesso indicatore non del futuro ma del presente o passato. Penso che ci saranno oscillazioni violente e che ci vorranno nervi d'acciaio per chi ha investito nel settore ma le cose dovrebbero stabilizzarsi dopo qualche settimana di volatilità dei prezzi. Non vedo crisi mondiale, né una crisi bancaria.

Ricordo che c'è una differenza tra il crollo del prezzo di una banca e la mancanza di capitale di una banca, come nel caso di Credit Suisse. La risposta a tutto ciò arriverà domani da Francoforte, quando capiremo se Christine Lagarde a questo punto farà la cosa giusta o sbaglierà".

Cioè?

"Sarebbe un grande errore per lei alzare i tassi di interesse domani. Sarebbe davvero un errore se in questo momento di incertezza, nervosismo e aftershock si aumentassero di mezzo punto percentuale i tassi di interesse perché potrebbe danneggiare il settore bancario e la macroeconomia.

Uno dei problemi che la Silicon Valley ha dovuto affrontare è stato proprio il rapidissimo aumento dei tassi di interesse quindi spero prevarrà la ragione alla Bce e spero che Lagarde lasci invariati i tassi oppure li aumenti solo di un quarto. Ma Lagarde non è Mario Draghi quindi è possibile che sbagli, ma speriamo di no".

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