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È morto Stefano Ganci, boss mafioso tra i fedelissimi di Riina: vietati funerali pubblici

Il killer di Cosa Nostra è morto all’ospedale di Parma, città in cui stava scontando l’ergastolo. Il questore Renato Cortese ha vietato i funerali pubblici quando la salma tornerà a Palermo.
A cura di Susanna Picone
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Stefano Ganci, boss mafioso tra i fedelissimi di Totò Riina, è morto all’ospedale di Parma a causa di una crisi cardiaca sopraggiunta come complicanza di una grave patologia di cui l'uomo soffriva da tempo. Il decesso di Ganci, che aveva cinquantacinque anni, risalirebbe agli ultimi giorni del 2017. Ganci, che come il capo dei capi stava scontando l’ergastolo nel carcere della città emiliana (non in regime di 41 bis), è stato un “superkiller” di Cosa Nostra: era stato condannato al carcere a vita per avere partecipato a diversi omicidi fra cui quello del consigliere istruttore Rocco Chinnici nel 1983 e del vicequestore Ninni Cassarà, due anni dopo.

Condannato anche per aver fatto parte del commando autore della strage in Via d’Amelio – Figlio del boss mafioso del quartiere Noce Raffaele (anche lui sta scontando l'ergastolo) e fratello del mafioso Mimmo e del pentito Calogero (che da collaboratore di giustizia ha svelato diversi segreti di famiglia), Stefano Ganci era stato anche condannato a ventisei anni di reclusione per aver fatto parte del commando autore della strage in Via d’Amelio, dove il 19 luglio del 1992 morì Paolo Borsellino insieme alla sua scorta. Il collaboratore di giustizia Antonino Galliano raccontò, durante un interrogatorio davanti al giudice Nino Di Matteo che Stefano Ganci, pochi minuti prima dell'attentato al giudice Borsellino, aveva detto “senti il botto” annunciando quello che sarebbe accaduto poco dopo, cosa che sapeva perché era parte del gruppo che pedinò Borsellino la mattina del 19 luglio.

Vietati i funerali pubblici a Palermo – La Procura di Parma avrebbe disposto, come da prassi, l'autopsia sul cadavere. Poi la salma del boss lascerà la città emiliana per andare in Sicilia. Il questore Renato Cortese ha vietato i funerali pubblici del mafioso quando la salma tornerà a Palermo.

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