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E adesso chi paga i debiti della Grecia?

Vince il fronte del “no” e l’Europa ora deve far fronte a una questione politica assai spinosa. Ma resta un problema da risolvere: chi pagherà ora i debiti della Grecia?
A cura di Charlotte Matteini
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Ha vinto il "no", con il 61% dei voti. Un vero e proprio plebiscito, non c'è che dire. Ma questo risultato così favorevole al premier greco Alexis Tsipras era abbastanza scontato, essendo stato eletto dallo stesso popolo greco non più tardi di sei mesi fa a seguito di una incessante campagna elettorale basata proprio sul rifiuto dell'austerità imposta dall'Europa.

La Grecia ormai da molti anni è provata dalla crisi economica che l'attanaglia e a poco e nulla son serviti gli aiuti finora elargiti da Fmi e Ue per evitarle il collasso, di fatto solo rimandato. E così l'evolversi degli eventi ha quindi portato alla risultato referendario del 5 luglio. Un referendum storico, sia per il risultato ottenuto, sia per la il metodo utilizzato: nessuno aveva mai osato controbattere alla Merkel, sfoderando la carta della volontà popolare, rischiando pure la propria poltrona. Le possibilità erano due: votare il "sì" e quindi accettare il piano di riforme proposto dalla Troika, oppure votare "no" e rifiutarlo, chiedendo inoltre lo stralcio di una parte dell'attuale debito e nuovi aiuti finanziari. Avesse vinto il fronte del "sì", Tsipras avrebbe dovuto leggere il risultato come una richiesta di dimissioni, essendo stato eletto pochi mesi fa con un mandato elettorale ben preciso: imporsi in Europa e rifiutare le riforme e le manovre "lacrime e sangue" imposte dalla Troika. Riforme che però hanno fatto e continuano a fare tutti i Paesi dell'Unione, Italia compresa, riforme che vennero stabilite dal trattato di Maastricht sottoscritto da tutti i membri aderenti all'Ue e che la Grecia, nonostante sia entrata a far parte dell'Unione sfruttando una serie di artifici contabili che hanno falsificato i reali dati di bilancio, si rifiuta di fare.

E il popolo greco ha detto no, com'era abbastanza prevedibile. "Non vogliamo proseguire con il programma di riforme e di austerità imposto dall'Europa", questa è quello che esprime quel netto risultato a favore di Syriza e Tsipras. Cosa succederà ora, però? E quali saranno le conseguenze per l'Italia e per tutti i Paesi che hanno finanziato finora la Grecia per evitarle il tracollo? La sola Italia è esposta per una cifra pari a 40 miliardi di euro, la Francia per 70 e la Germania per 90. Crediti, a questo punto, divenuti a pieno titolo inesigibili, perdite che i Paesi dell'Eurozona dovranno ripianare. E per l'economia italiana, già zavorrata da un debito pubblico abnorme, oltre duemila miliardi di euro, e da un rapporto deficit/pil al 135%, ben oltre i parametri europei, questa potrebbe essere una vera e propria mazzata. E ancora non sappiamo come reagiranno le Borse europee in questa giornata tanto storica, quanto drammatica.

Per l'Italia lo scenario potrebbe essere nefasto e potrebbe esserci il concreto rischio di dover ricorrere a un'ulteriore manovra finanziaria per coprire la voragine che si aprirà all'indomani del voto greco, con il conseguente ricorso all'aumento di tasse e imposte per i cittadini italiani, Iva e accise su tutte. La domanda è: chi pagherà ora lo scotto della democratica espressione di volontà popolare della Grecia?

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