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Durban, dove si gioca il destino del nostro pianeta

Si è aperta ieri a Durban, Sud Africa, la Conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite: circa 200 paesi riuniti per cercare un accordo, stabilendo le linee guida per il futuro del nostro ambiente.
A cura di Nadia Vitali
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Si è aperta ieri a Durban, Sud Africa, la Conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, circa 200 paesi riuniti per cercare un accordo, stabilendo le linee guida per il futuro del nostro ambiente.

Se gli obiettivi riguardanti la riduzione delle emissioni di gas serra del Protocollo di Kyoto, entrato in vigore nel 2005 e in scadenza il 31 dicembre 2012, non possono dirsi raggiunti, è facile immaginare come la sorte del nostro pianeta sia pericolosamente a rischio: un rischio già annunciato dall'Intergovernmental panel on climate change che nel rapporto presentato un mese fa sottolineava la necessità di mettere a punto una nuova strategia climatica per il futuro, per tentare di porre un freno ad eventi catastrofici di cui il global warming è diretto responsabile, quali alluvioni e siccità, in costante incremento.

Il vertice mondiale ONU sui cambiamenti climatici, su cui ieri si è alzato il sipario a Durban, Sud Africa, e che durerà fino al 9 di dicembre, vedrà confrontarsi 194 paesi, con delegati e rappresentanti, Organizzazioni Non Governative e società civile: non tutti ugualmente desiderosi di trovare una soluzione ai problemi ambientali che affliggono il territorio e che si stanno traducendo in un ulteriore impoverimento delle risorse. Il summit, infatti, annovera tra i partecipanti paesi come Stati Uniti, Cina, India che non hanno mai ratificato il trattato e che sono responsabili, da soli, del 40% dell'inquinamento globale.

A fronte delle realtà dei paesi emergenti e dell'America, paese che del resto si dichiara patria del progresso e, tuttavia, si ritiene dispensato dal dover rispettare norme da cui dipende la sopravvivenza del pianeta, c'è da sottolineare come buona parte dell'Europa possa vantare un notevole fronte di nazioni assolutamente disposte a collaborare per il benessere globale: l'UE, inoltre, punta all'ambizioso progetto di ridurre entro il 2020 le quantità di gas serra del 20%.

Con queste premesse, non è difficile immaginare che la Diciassettesima Conferenza delle Parti (Cop 17) si concluderà con un nulla di fatto: ciascuno stato si è presentato gettando sul tavolo della negoziazione le proprie idee ben chiare in merito ad inquinamento e deforestazione. Necessario sarà seguire l'evoluzione del dialogo nei futuri giorni, senz'altro, nella speranza che una presa di coscienza collettiva porti un crescente numero di paesi a stabilire linee guida serie ed efficaci per la tutela dell'ambiente; in gioco c'è il destino del nostro pianeta che sta gravemente soffrendo, mentre le fasce di popolazioni più deboli già chiedono aiuto, vivendo sulla propria pelle i tragici effetti dei mutamenti climatici.

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