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Dopo l’avvoltoio Clara, anche la sorella Bianca muore per mano dell’uomo

A pochi giorni dalla morte di Clara, giovane esemplare di avvoltoio capovaccaio liberato a Matera e uccisa da un cacciatore in Sicilia, anche la sorella Bianca è stata trovata morta in Tunisia. Anche questa volta a darne notizia è il Centro Rapaci Minacciati in un post su Facebook: “Una cosa del genere non ci era mai capitata”.
A cura di Susanna Picone
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Prima Clara e poi anche Bianca. Sono morte entrambe le due giovani esemplari femmine di avvoltoio capovaccaio che all’inizio di settembre erano state liberate a Matera perché potessero migrare in Africa. Il viaggio di Clara è terminato poche ore dopo la “partenza” dalla Murgia materana: l’avvoltoio è stato ucciso a fucilate a circa 10 km da Mazara del Vallo, in Sicilia. A denunciare l’episodio con le foto del volatile impallinato era stato il Centro Rapaci Minacciati (Cerm) in un post su Facebook, lo stesso che ora ha dato anche la seconda brutta notizia per questa specie di rapace a massimo rischio di estinzione nel nostro Paese. Anche la sorella di Clara, Bianca, è morta per mano dell’uomo. Questa volta non in Sicilia, regione che secondo l'associazione rappresenta per i rapaci migratori “una sorta di buco nero”, ma in Tunisia. “Due sorelle in perfetta salute uccise dalla malvagità umana. Una cosa del genere non ci era mai capitata”, si legge nel post su Facebook. L’avvoltoio Bianca aveva appena superato il tratto di mare che separa la Sicilia dal nord Africa e che – scrive l'associazione – “rappresenta l’ostacolo naturale maggiore per i capovaccai che dall’Italia si dirigono verso i quartieri di svernamento ubicati nell’Africa sub-sahariana”. I dati raccolti dal GPS avevano permesso di verificare come Bianca fosse in perfetta forma e volasse senza difficoltà. Nell’ultimo tratto del suo lungo viaggio aveva percorso, da Pantelleria al luogo di morte, ben 338 km in una sola tappa di cui 148 km in mare e 190 km in territorio tunisino, dove era arrivata il 12 settembre.

L'avvoltoio Bianca morto per avvelenamento – “Si era fermata in una zona con molti ovili dove, purtroppo, pare che qualche allevatore sparga carcasse avvelenate per uccidere i predatori terrestri, anche se la legge tunisina lo vieti espressamente. Scesa in una oliveta, probabilmente si è cibata di una di queste carcasse avvelenate per circa un’ora. Non appena i segnali ricevuti dal GPS hanno indicato un’anomalia nel comportamento, è scattato l’allarme”, si legge ancora nel post sulla pagina Facebook del Cerm che sottolinea come in questi casi sia necessario intervenire subito perché l’animale potrebbe essere ancora salvato. Il Centro Rapaci Minacciati ha quindi contattato Hichem Azafzaf, presidente dell’Associazione “Les Amis des Oiseaux” (AAO/BirdLife Tunisie, associazione ornitologica tunisina) e la moglie Claudia Feltrup Azafzaf, direttore esecutivo, per chiedere loro di trovarla. Hichem Azafzaf è partito da Tunisi e dopo un viaggio di ben 350 km si è recato nel punto dell’ultima localizzazione del GPS dove purtroppo ha trovato Bianca già morta. Anche secondo Hichem Bianca verosimilmente è morta per avvelenamento. La radiografia ha escluso che sia stata impallinata e ha rilevato che aveva lo stomaco pieno. Il corpo verrà analizzato da un esperto di tossicologia per avere una conferma ufficiale dell’avvelenamento. “La morte di Bianca e Clara per mano dell’uomo lungo la rotta migratoria ci dice quanto sia ormai quasi impossibile per tanti rapaci migratori sfuggire ai pericoli mortali che si annidano ovunque. Se non si prenderanno provvedimenti urgenti a livello nazionale ed internazionale il destino del capovaccaio e di altri rapaci migratori sarà segnato per sempre”, spiega il Cerm.

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