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Donne e green economy, la crisi si combatte a colpi di sostenibilità

Nonostante numerosi settori produttivi siano ancora alle prese con la crisi economica, ce ne è uno che rappresenta una vera e propria eccezione: si tratta della green economy, fucina di opportunità di lavoro e di fare carriera soprattutto per le donne. Basti pensare che coloro che hanno raggiunto ruoli medio-alti nel comparto sono il 57,8 per cento del totale. Ecco perché.
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A cura di Redazione
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Quando si parla di mondo del lavoro i dati degli ultimi anni, almeno dal 2008 ad oggi, da quando cioè è cominciata la grande crisi economica a livello globale, non sono dei più incoraggianti. Men che meno per le donne, per le quali trovare un impiego stabile sembra un vero e proprio miraggio. Secondo l’Eurostat, ancora nel 2017 l’Italia è fanalino di coda nel Vecchio Contenente per quanto riguarda l’occupazione femminile: nel nostro Paese appena il 52,5 per cento delle donne ha un lavoro fisso. Il record in assoluto più negativo spetta alla Sicilia, con appena il 29,2% delle donne, tra i 15 e i 64 anni, occupate.

L’economia verde si tinge di rosa: l’eccezione che conferma la regola

Tuttavia, se ciò è vero per la maggior parte dei settori, ce ne è uno in particolare che fa invece ben sperare per il futuro. Stiamo parlando della green economy, sulla quale si stanno concentrando la maggior parte delle aziende che vogliano adottare sistemi volti alla salvaguardia della salute umana e dell’ambiente attraverso l’abbattimento di qualsiasi forma di inquinamento. Si tratta di un comparto in continua crescita, che, si calcola, entro il 2030 creerà circa 24 milioni di nuovi posti di lavoro, molti dei quali destinati proprio alle donne, diventando così uno dei settori trainanti dello sviluppo economico.

I dati: il 30,2% delle aziende guidate da donne è attento alla sostenibilità

A dare conferma di questo trend sono i numeri. Secondo dati Isfol riferiti al 2017, le donne impiegate in lavori “green” con ruoli medio-alti sono il 57,8%, di contro al 35,3% degli uomini, probabilmente perché più inclini a tematiche vicine all’economica verde. Stando ad un dossier della Fondazione Sviluppo Sostenibile, le donne sono più orientate al risparmio energetico e alla riduzione delle emissioni inquinanti. Inoltre, dal rapporto GreenItaly 2017, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere, si evince come le imprese femminili mostrino una maggiore attenzione ai temi della sostenibilità. Dal 2010 al 2017 il 30,2% delle aziende rosa del terziario ha investito in prodotti e tecnologie verdi, di contro al 24,3% di quelle guidate dai colleghi maschi.

Gli incentivi per l’occupazione femminile nella green economy

Una situazione, questa, resa possibile dai numerosi incentivi messi a disposizione dalle istituzioni a favore delle aziende che assumono dipendenti e consulenti donne e che investano nelle nuove tecnologie e nell’economia verde. Nel nostro paese, ad esempio, ci sono ampi sgravi fiscali concessi dallo Stato per le aziende che assumono disoccupate e over 50, oltre ad un piano della Commissione europea per raggiungere la parità retributiva tra i sessi. Insomma, è un momento favorevole per scommettere su questo settore, se si è donne. Tra le posizioni più richieste, ci sono quelle legate allo studio delle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), ma anche alle aree marketing e gestione delle risorse umane, per individuare le soluzioni più idonee e all’avanguardia per garantire il risparmio energetico e il rispetto del territorio.

L’esempio di Eni e delle quote rosa in azienda

Un esempio di incentivo alla diversità e all’occupazione femminile è dato in Italia da Eni: alla fine dello scorso anno lavoravano nell’azienda del cane a sei zampe 7580 donne, pari al 23,54% circa dell’occupazione complessiva in Eni, di cui 4.943 4920 in Italia e 2660 all’estero. Nel tempo è aumentata anche la percentuale di donne in posizione di responsabilità, tra dirigenti e quadri, passando dal 23,67% del 2015 al 24,06% del 2016, fino a raggiungere il 24,86% del 2017. Tante le iniziative finalizzate a valorizzare il talento femminile in azienda.

Sono stati ad esempio promossi progetti a favore della famiglia: nel 2017 è stata adottata una normativa sul congedo di paternità e maternità per garantire un periodo di congedo di 10 giorni lavorativi retribuiti al 100% ad entrambi i genitori in Italia e all’estero e sono state proseguite attività volte al supporto della genitorialità, quali iniziative formative dedicate e l’introduzione dello smart working rivolto ai neogenitori per favorire una migliore conciliazione tra esigenze lavorative e private. Inoltre, è di Eni il progetto MAAM – Maternity as a Master, il primo programma formativo rivolto sia alle mamme che ai papà che valorizza il potenziale formativo dell’esperienza genitoriale, vista come opportunità per sviluppare competenze trasversali utili anche in ambito professionale.

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Eni
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