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“Divorzio” fra due donne: il giudice riconosce l’assegno (da 350 euro) alla più debole

La decisione del tribunale di Pordenone è la prima sentenza in Italia dopo la legge Cirinnà. Il giudice ha stabilito il versamento alla donna che si era trasferita per stare vicino alla compagna (economicamente più forte)
A cura di Biagio Chiariello
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Non solo per il matrimonio: anche in caso di unione civile l’assegno di mantenimento va riconosciuto alla parte economicamente più debole. La decisione è del tribunale di Pordenone con una sentenza che per la prima volta attribuisce a una donna l’obbligo di mantenere la sua compagna. La coppia, insieme dal 2013, si era unita civilmente nel 2016, poi aveva deciso di divorziare. Una due donne aveva chiesto di essere aiutata finanziariamente perché più debole dal quel punto di vista. Era stata lei, infatti, che aveva deciso di trasferire la propria residenza non solo per la “maggior comodità del posto di lavoro rispetto ai luoghi di convivenza (Pordenone piuttosto che Venezia), ma anche – sottolinea nel provvedimento il giudice Gaetano Appierto – dalla necessità di coltivare al meglio la relazione e trascorrere quanto più tempo possibile con la propria compagna, non comprimendo il tempo libero con le ore necessarie per il lungo trasferimento per almeno due volte al giorno”. E il giudice ha stabilito che, vista la differenza tra i redditi delle due donne, debba essere previsto un assegno da 350 euro.

Perchè il giudice ha deciso così

Nel provvedimento del Tribunale, presieduto dal giudice Gaetano Appierto, si legge che è "altamente verosimile che nel corso della stabile convivenza delle parti in causa, con inizio già nell'autunno del 2013, siano state adottate dalla donna economicamente più debole decisioni in ordine al trasferimento della propria residenza e alla attività lavorativa, dettate non solo dalla maggior comodità del posto di lavoro rispetto ai luoghi di convivenza (Pordenone piuttosto che Venezia), ma anche dalla necessità di coltivare al meglio la relazione e trascorrere quanto più tempo possibile con la propria compagna, non comprimendo il tempo libero con le ore necessarie per il lungo trasferimento per almeno due volte al giorno". L'assegno di mantenimento sarà dunque a carico della coniuge economicamente più forte che occupa ancora l'abitazione condivisa all'epoca della relazione.

Il commento

“Mi fa piacere leggere che, per la prima volta, un Tribunale ha applicato la legge sulle unioni civili anche in sede di scioglimento, riconoscendo un assegno alla coniuge debole", dice Monica Cirinnà, senatrice del Partito democratico e relatrice della legge sulle unioni civili. "La legge 76/2016 equipara coppie sposate e coppie unite civilmente anche nella fase di scioglimento dell'unione, riconoscendo anche in questo caso che ogni famiglia ha diritto allo stesso trattamento giuridico", prosegue. "Lo ricordino i nostri Ministri che, a Verona, si riuniranno per ribadire una presunta superiorità della famiglia  ‘naturale': per il diritto italiano non esiste un modello di famiglia superiore alle altre, ma ogni famiglia ha pari dignità di fronte alla legge".

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