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Disastro ferroviario di Viareggio, l’esplosione che uccise 32 persone. Il piccolo Lorenzo aveva solo due anni

Alle 23 e 50 del 29 giugno 2009, un treno merci carico di Gpl, deragliò sulle rotaie in corrispondenza di via Ponchielli, a Viareggio. Trentadue persone morirono carbonizzare tra cui il piccolo Lorenzo Piagentini, due anni, la più giovane delle vittime. Per la strage sono stati condannati in primo grado i vertici di Ferrovie dello Stato.
A cura di Angela Marino
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Luca e Lorenzi Piagentini, morti nel disastro
Luca e Lorenzi Piagentini, morti nel disastro

La sera del 29 giugno 2009, in via Ponchielli, Viareggio, non tutti stanno dormendo nelle proprie case. L'afa di quella giornata di inizio estate rende l'aria irrespirabile, qualcuno cammina su e giù altri per le stanze, qualcun altro invece aspetta il sonno guardando i programmi televisivi della seconda serata. Mancano pochi minuti a mezzanotte quando gli abitanti della strada che costeggia il passaggio ferroviario, vengono sorpresi da un suono acuto, stridente. Una scia di gas si fa largo attraverso le finestre, nessuno ha il tempo di capire cosa stia succedendo. A via Ponchielli si è scatenato l'inferno, lingue di fuoco si alzano avvolgendo le auto in sosta, c'è chi tenta di scappare a quell'orrore, ma finisce per dibattersi a terra divorato dal fuoco, con il corpo e nero di fumo. Sul posto accorrono i vigili del fuoco. I telegiornali danno la notizia del deragliamento del treno merci 50325, Trecate-Gricignano. Un convoglio di quattordici carri cisterna contenenti Gpl, è deragliato: cinque di questi sono andati fuori binario, trascinati, probabilmente, dal primo, dal quale è fuoriuscito il gas Gpl che ha dato vita allo scoppio.

Via Ponchielli, auto divorate dalle fiamme
Via Ponchielli, auto divorate dalle fiamme

In uno scenario infernale i vigili del fuoco riescono a trarre in salvo alcuni superstiti, ridotti in fin di vita. Chi non è stato investito dalle fiamme viene colto da malore: due persone muoiono di infarto di fronte a quello che la stampa sta per chiamare ‘la strage di Viareggio'. Gli ospedali ricevono decine di feriti, alcuni senza speranza, in attesa di trasferimento. Al pronto soccorso pediatrico dell'ospedale Versilia, Marco Piagentini, sanitario vede deposto su un tavolo un bimbo di due anni, completamente bruciato. In quel piccolini indifeso martoriato dal fuoco riconosce il nipotino Lorenzo, figlio fratello di sua moglie. Il suo intuito professionale gli dice che non uscirà vivo da quell'ospedale, il cuore di zio grida che non è vero, non è possibile.

Luca, cinque anni, il fratellino di Lorenzo, viene trovato carbonizzato nell'auto in cui era salito per salvarsi. Come lui un'altra bambina Iman, 4 anni, spira 24 ore dopo al Bambin Gesù di Roma per le gravissime ustioni. Suo fratello Hamza, 16 anni, che da poco aveva terminato un corso come soccorritore sulle ambulanze, è morto per tentare di salvarla. Emanuela Menichetti 21 anni muore dopo 42 giorni di agonia con ustioni sul 98 per cento del corpo. Salvo invece il macchinista del convoglio ferroviario, il primo a dover rispondere a quell'atroce domanda: cosa è successo?

Mentre le 32 vittime di quell'assurda strage vengono benedette prima dell'ultimo viaggio al cimitero, si aprono le indagini per accertare cosa sia successo e, soprattutto, per capire a chi appartiene la responsabilità di quella tragedia. Il 21 giugno 2010, dopo un anno e diverse manifestazioni di protesta delle famiglie delle vittime, la Procura di Lucca, finalmente annuncia che 18 persone sono state iscritte nel registro degli indagati, mantenendo il riserbo nomi ‘eccellenti'. Tra questi nomi si saprà che è incluso anche Mauro Moretti, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, nominato cavaliere del lavoro proprio a un anno dalla strage. Si tratta di quello stesso Moretti che aveva querelato e disposto, per "rottura del vincolo fiduciario tra azienda e dipendente", il licenziamento del ferroviere Riccardo Antonini, consulente delle famiglie delle vittime.

La prima ricostruzione dell'incidente individua la causa nel cedimento di un assile del primo carro carro, la cui cisterna fu forata dall'urto contro un elemento fisso dell'infrastruttura, piegato ‘a zampa di lepre' come si legge nella relazione di Ferrovie dello Stato e dei periti del giudice. La relazione della commissione istituita dal ministero dei Trasporti giunge a una conclusione diversa, condivisa anche dalla Procura di Lucca e dai consulenti tecnici dei parenti delle vittime: il carro cisterna è stato squarciato da un picchetto posto all'uscita dalla stazione di Viareggio.

Il 31 gennaio 2017 il tribunale di Lucca ha emesso la sentenza di primo grado. Al processo in cui lo Stato ha rifiutato di costituirsi parte civile, sono stati condannati per i reati di disastro ferroviario, incendio colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali, a 7 anni di reclusione, Michele Mario Elia (ad di nel 2009 amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana),  Mauro Moretti e a  Vincenzo Soprano, ex amministratore delegato di Trenitalia e di FS Logistica. A otto anni dalla strage Viareggio sfilerà la sera del 29 giugno 2017, per ricordare i suoi cari morti bruciati. Non un tributo, ma solo un modo per lenire la sofferenza di quella ferita mai rimarginata.

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