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Crisi di Governo

Direzione PD, sostegno a Gentiloni. Renzi: “Sinistra da sola il 40% lo vede col binocolo”

L’attesa discussione interna al Partito Democratico, dopo la sconfitta al referendum costituzionale, le dimissioni di Matteo Renzi e l’incarico a Paolo Gentiloni si trasforma in un anticipo di congresso. Poi il voto all’unanimità di sostegno a Gentiloni e la chiusura di Renzi.
A cura di Redazione
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Ore 14:30 – Interviene anche il segretario Matteo Renzi, che tira le somme della discussione: "Noi non abbiamo paura mai del confronto con le persone, quindi inviterei a vivere la situazione con leggerezza, perché anche nel momento di massima crisi c’è sempre la bellezza di un Paese che deve recuperare speranza. Milioni di persone in questa fase si sono affidati a noi, milioni di persone che ci danno la possibilità di sostenere la speranza mentre altri covano rabbia e odio. La verità è che la sinistra da sola il 40% lo ha sempre visto col binocolo, anche con autorevoli esponenti alla guida. Io non mi nascondo, mi troverete con tenacia e determinazione rispetto per la nostra comunità. Nel momento in cui Gentiloni giurerà al Quirinale individueremo percorso del PD nei prossimi anni. La chiarezza del rapporto è semplice, per me bisogna rispettare statuto e decidere se fare congresso sul futuro dell’Italia. E lo farà l’Assemblea domenica prossima”.

Ore 13:40 – Il PD vota all'unanimità il sostegno a Paolo Gentiloni, incaricato da Mattarella di formare il nuovo Governo.

La Direzione è aperta dal vicesegretario Lorenzo Guerini, che ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno sul quale si chiederà il voto della direzione: "Chiediamo pieno e forte sostegno al lavoro di Paolo Gentiloni, incaricato dal Capo dello Stato di formare il nuovo Governo".

Durissimo invece l'intervento dell'ex capogruppo alla Camera Roberto Speranza: "Il 4 dicembre 33 milioni di italiani ci hanno consegnato un messaggio forte, che contrasta con la narrazione fatta in questi mesi dalla maggioranza. Il populismo esiste e si alimenta di paura e ingiustizia, ma si può battere se si ha la forza di cambiare. Purtroppo negli ultimi mesi una personalizzazione sconsiderata, una campagna elettorale terribile in cui abbiamo assecondato pulsioni peggiori del paese (mi sono vergognato dei manifesti che parlavano di “meno politici”), ci hanno fatto precipitare in questa situazione. Il Paese viene prima di tutto, ma il 4 dicembre ci impone più umiltà, mentre vedo arroganza e presunzione, come se si avesse in tasca il 40%. Se pensiamo che coalizione del Sì possa trasformarsi in nuovo soggetto politico andiamo incontro a un suicidio. Renzi deve dirci chiaramente se ha questa idea, invece di fomentare persone che insultano su internet o che organizzano manifestazioni al Nazareno. Serve invece una svolta sociale, dobbiamo provare a recuperare il nostro elettorato di sinistra, perché una parte consistente della nostra gente ha scelto di votare No e non possiamo finta di non vedere".

Dopo la sconfitta del Sì al referendum costituzionale del 4 dicembre, il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi aveva convocato una direzione nazionale “lampo”, esclusivamente per leggere la relazione con la quale annunciava l’intenzione di rassegnare il proprio mandato da Presidente del Consiglio. La discussione era stata rinviata e riaggiornata al superamento della crisi di Governo.

Ora, con l’incarico affidato da Mattarella a Paolo Gentiloni e la definizione di un chiaro percorso di uscita dalla crisi (il nuovo Governo sarà sostenuto dalla stessa maggioranza e dovrà mettere mano a legge elettorale e misure urgenti, per poi traghettare il Paese alle urne), i democratici tornano a riunirsi a Roma, per una discussione che si annuncia complessa ed elaborata. Al centro del dibattito, ovviamente, le scelte di Renzi e del gruppo dirigente, ma anche la decisione di parte della minoranza di sostenere il No al referendum costituzionale.

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