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“Dio non sbaglia mai”, non curano la figlia: la bimba muore, lo fanno anche con la seconda

La coppia, già a processo per l’omicidio della foglietta a cui avevano negato le cure per motivi religiosi, hanno negato il ricovero ospedaliero anche alla nuova nata in famiglia che aveva gli stessi sintomi della sorella deceduta. Le autorità locali hanno deciso questa volta di intervenire in tempo e togliere la piccola ai suoi genitori.
A cura di A. P.
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Quando la loro figlioletta si era ammalata poco dopo la nascita, si erano rifiutati categoricamente di portarla in ospedale e farla curare in base al loro credo religioso per il quale “Dio non sbaglia mai” ma la bimba, senza cure, era morta in breve tempo. Nonostante il grave lutto e l'accusa di omicidio che pende su di loro da parte delle autorità di polizia, i due coniugi lo hanno rifatto anche con la nuova nata in famiglia, evitando di portarla in ospedale quando ha mostrato gli stessi sintomi della sorella deceduta. È la incredibile storia di cieca obbedienza ai dettami religiosi che arriva  dalla cittadina di Lansing, nello stato del Michigan, in Usa dove le autorità locali hanno deciso questa volta di intervenire in tempo e togliere la piccola ai suoi genitori.

Come raccontano le cronache locali, Rachel and Joshua Piland, rispettivamente di 37 e 31 anni, dopo essere stati  accusati di omicidio colposo nel settembre dello scorso anno per la morte della figlia Abigail, all'inizio di luglio hanno dato alla luce un'altra bimba, Verity, che subito ha iniziato a mostrare i sintomi della malattia che ha portato al decesso della sorella. Nonostante l'ostetrica, che ha aiutato a partorire la donna rigorosamente in casa, li avesse avvertiti che servivano immediate cure per la piccola, loro l'hanno ignorata. Così è partita una segnalazione che nei giorni scorsi ha portato all'allontanamento della neonata dall'abitazione e il ricovero forzato. Fortunatamente la bimba dopo le cure in ospedale ora sta meglio e non è più in pericolo di vita. Per i genitori invece, che già rischiano ciascuno 15 anni di carcere se condannati, ora ci potrebbero essere nuove accuse di maltrattamenti.

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