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Diamo i numeri: la fine del mondo e la numerologia della Bibbia

Secondo Harold Camping il mondo finirà il 21 ottobre 2011. Secondo Isaac Newton, se ne parla nel 2060. Ma una volta si aspettava l’anno 1000. Perché generazioni di esegeti hanno cercato nella Bibbia la data del giudizio universale?
A cura di Roberto Paura
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Qualche secolo fa, quando il metodo scientifico non si era ancora affermato e si era lontani dall’immaginare che la Terra avesse 4,5 miliardi di anni e l’universo oltre 13, l’unico modo per cercare di capire quando Dio si era degnato di dire “sia la luce!” si basava sulla lettura della Bibbia. Nella Genesi non c’era nessuna data specifica, ma esiste una precisa genealogia che permette di calcolare quanti anni sono passati da Adamo fino, più o meno, alla nascita di Gesù. E poiché era opinione comune che Gesù fosse stato crocifisso nell’anno 33, c’erano i presupposti per riuscire a datare con esattezza il momento della Creazione. Nel 1650 il vescovo irlandese James Ussher convinse buona parte del mondo protestante che Dio aveva creato il mondo il 23 ottobre del 4004 a.C., alle nove del mattino. Gli ebrei non erano però dello stesso avviso: secondo i loro calcoli, il mondo era stato creato il 7 ottobre del 3761 a.C. Qualcuno azzardò anche una data più indietro nel tempo: il 5509 a.C. Fatto sta che la data di Ussher è oggi quella più accettata dai creazionisti, un gruppo di fondamentalisti cristiani degli Stati Uniti d’America che ancora oggi rifiutano le teorie darwiniane e le evidenze geologiche di un’origine del mondo datata oltre quattro miliardi di anni fa.

Profezie bibliche sulla fine del mondo

Qualcuno però pensò bene che, se tramite la Bibbia era possibile calcolare la data della Creazione, poteva essere analogamente individuata la data della fine del mondo, dell’Armageddon (secondo la tradizione giudaica) o “Giudizio Universale” (secondo la tradizione cristiana). Certo, nel Vangelo di Marco Gesù Cristo, parlando del giorno del giudizio, era stato chiaro: “In quanto alla data e all’ora, nessuno la conosce, né gli angeli nel cielo né il Figlio, ma solo il Padre”. Ma gli esegeti della Bibbia non erano convinti: Gesù, dopotutto, intendeva probabilmente che non era possibile indovinare il giorno e l’ora esatti, ma nulla impediva che si riuscisse a calcolare l’anno e magari anche il mese della fine del mondo. Già all’epoca del tardo Impero romano e nell’alto medioevo, le teorie fioccarono.

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Buona parte delle interpretazioni escatologiche (escatologia è un termine che viene dal greco éskhatos, “ultimo”, e si riferisce alle teorie sulla fine dei tempi) si fondavano sul Libro dell’Apocalisse di Giovanni. Qui si legge che Satana sarebbe stato imprigionato “per mille anni”, scaduti i quali il diavolo sarebbe tornato a essere “libero per un po’”. Ipotizzando che i mille anni avessero inizio dalla nascita di Cristo, intorno all’anno 1000 si diffuse in diverse parti dell’Europa una certa apprensione riguardo l’imminente giudizio finale. Ma non accadde nulla. Ancora prima, alcuni esegeti del primo cristianesimo avevano sostenuto che il mondo sarebbe durato 6000 anni: ciascuno dei sette giorni della Creazione durava mille anni, cosicché appariva ovvio che analogamente sarebbero passati 6000 anni prima del giudizio universale, a cui avrebbe fatto seguito la discesa sulla Terra della Gerusalemme celeste, per un altro millennio, al termine del quale ci sarebbe stata la fine del mondo. All’epoca era invalsa la tesi che fossero passati 5500 anni circa dalla Creazione, per cui l’apocalisse era fissata nel 500 d.C. Non accadde nulla, così Eusebio di Cesarea ricalcolò la nascita di Cristo stabilendo che fosse avvenuta 5199 anni dopo la Creazione: quindi, la fine del mondo venne prevista al termine dei seimila anni, intorno all’anno 800 (mese più mese meno).

Ma, oltre all’Apocalisse, c’è anche un altro riferimento nella Bibbia, questa volta nel Vecchio Testamento. Nel Libro di Daniele c’è una celebre profezia riguardo i regni che si sarebbero succeduti sulla terra. Il re babilonese Nabucodonosor, che all’epoca teneva in cattività gli ebrei, fece un sogno: una grande statua con la testa d’oro, il petto e le braccia d’argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe e i piedi in argilla e in ferro. Daniele, un ebreo molto considerato per la sua saggezza, fu invitato a interpretare il sogno. Egli stabilì che l’impero babilonese era la testa d’oro, a cui avrebbe fatto seguito un regno d’argento, uno di bronzo (“che dominerà su tutta la terra”), un quarto regno “duro come il ferro”, ma che alfine si sarebbe diviso in due, di cui una parte più debole (l’argilla). Ma il sogno non finiva lì: il re aveva visto anche una pietra caduta dal cielo che colpiva i piedi della statua, facendola crollare: secondo Daniele, all’epoca del regno d’argilla Dio avrebbe messo fine ai regni degli uomini e instaurato il suo Regno, che sarebbe durato per sempre. Nel primo medioevo ci si convinse che il regno d’argento era quello persiano, il regno di bronzo quello di Alessandro Magno e dei greci, il regno di ferro l’Impero romano. Essendosi ormai diviso e indebolito, all’Impero romano erano seguiti i regni d’argilla, che pertanto sarebbero stati spazzati via molto presto. Non c’era che da attendere.

Giorno del Giudizio

I calcoli di Harold Camping

Ma l’attesa è proseguita fino a oggi. E, nonostante tutte le date  ipotizzate siano passate senza problemi, c’è ancora chi continua a provarci. Nella prima metà del XIX secolo un ufficiale americano, William Miller, calcolò sulla base del Libro di Daniele e dell’Apocalisse che Cristo sarebbe tornato sulla Terra il 21 marzo 1844. Non accadde nulla, e Miller rifece i calcoli, fissando la data al 22 ottobre 1844. Nemmeno in quel caso ebbe fortuna. Ma, certamente, William Miller fece scuola. Harold Camping, un predicatore cristiano appartenente alla corrente evangelica fondamentalista, ha fatto gli stessi calcoli di Miller sostenendo che il Giorno del Giudizio sarebbe avvenuto il 21 maggio 2011. Camping, ottantanovenne ex ingegnere riciclatosi predicatore per l’emittente radio californiana “Family Radio”, è riuscito a racimolare ingenti fondi per pubblicizzare la data del 21 maggio: cartelloni pubblicitari al riguardo sono comparsi in tutta l’America e alcuni addirittura in Italia. Camping aveva previsto che, dopo il 21 maggio, sarebbero seguiti cinque mesi al termine dei quali, il 21 ottobre 2011, l’universo sarebbe stato distrutto in un Armageddon finale. Le date sono molto simili a quelle di Miller. Ma perché proprio queste? Seguiamo il suo ragionamento.

Harold Camping

Harold Camping, pur essendo protestante, non accetta la data del 4004 a.C. fissata dal vescovo Ussher. Nel suo The Biblical Calendar of History del 1970, Camping datava la Creazione all’11013 a.C. e il Diluvio Universale al 4990 (secondo Ussher il Diluvio era invece avvenuto nel 2348 a.C.). Sostenne quindi che il mondo sarebbe finito nel settembre 1994. Ma, quando la data passò, la ricalcolò al 25 dicembre dello stesso anno. Per un po’, dopo la brutta figura, ebbe il buon gusto di non riprovarci. Ma circa un anno fa è tornato alla carica. Il folle calcolo di Camping è il seguente: Gesù è spirato sulla croce il 1° aprile del 33 (con buona pace dei biblisti oggi concordi nel retrodatare quest’avvenimento di alcuni anni), e quindi nel 2011 sono passati 1978 anni. Moltiplicando questo numero per la media dei giorni dell’anno (considerando anche gli anni bisestili), cioè per 365,2422, viene fuori 722.449. Aggiunte ora 51 a questa cifra, poiché dal 1° aprile (giorno dalla morte di Cristo) al 21 maggio passano 51 giorni. Viene fuori 722.500. Ebbene, questo numero è pari a 5 x 10 x 17 elevato al quadrato. Se la cosa non vi sconfinfera, è perché non avete la passione di Camping per la numerologia biblica. Secondo questa dottrina di dubbia origine, il numero 5 sta a indicare la redenzione, il numero 10 la completezza e il numero 17 il Regno di Dio. Dunque, 5 x 10 x 17 sta a significare la “completezza della redenzione”, cioè il Giorno del Giudizio, a cui fa seguito l’instaurazione del Regno di Dio in Terra. Non solo: se il Diluvio è avvenuto nel 4990, sono passati esattamente 7000 anni da allora! E dato che 7000 sono anche gli anni della Creazione (riprendendo la tesi per cui ogni “giorno del Signore” è pari a 1000 anni umani), tutto tornerebbe.

I calcoli di Isaac Newton

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Difficile farsi convincere da questo ragionamento. Non foss’altro perché i calcoli di Camping vanno contro ogni evidenza scientifica e archeologica. Anche Isaac Newton si dilettava in questi calcoli, ma potrebbe anche essere giustificato tenendo conto che all’epoca nessuno sapeva che il mondo aveva oltre quattro miliardi di anni e l’universo circa quattordici miliardi. Newton riprendeva il Libro di Daniele e la profezia per cui l’Anticristo sarebbe giunto sulla Terra dopo “un tempo, più tempi e la metà di un tempo”. La tradizionale interpretazione medievale sosteneva che questa criptica formula significasse “un anno, due anni e metà di un anno”, ossia tre anni e mezzo, o meglio 42 mesi, o meglio ancora 1260 giorni. Nella profezia della statua dai piedi d’argilla, i deboli regni succeduti all’Impero romano sarebbero stati riuniti poco prima della fine. A capo di questo restaurato Impero romano sarebbe poi giunto l’Anticristo. Newton fissava la restaurazione dell’Impero romano all’anno 800, quando Carlo Magno si fece incoronare come sovrano del Sacro Romano Impero. E riprendendo la tesi per cui ogni giorno biblico in realtà è un anno, Newton calcolava 1260 anni dopo l’anno 800: 2060. Nel 2060, dunque, il Sacro Romano Impero crollerebbe e al regno dell’Anticristo seguirebbe il Giudizio universale. Peccato che Newton non poteva sapere che nel 1806 Napoleone avrebbe decretato lo scioglimento del Sacro Romano Impero. Per cui, l’intera tesi perde di consistenza (semmai ne avesse avuto una).

Ma aspettate. Un certo David Flynn ha pensato di tirar fuori qualcosa di buono dalla teoria di Newton. Flynn, un nome noto nel mondo del cospirazionismo e del catastrofismo americano, ricorda che Roma venne fondata, secondo la leggenda, nel 753 a.C. E, non si sa bene perché, la sua ri-fondazione spirituale dovrebbe essere fissata al 753 d.C. Sommando a questa data 1260, viene fuori il 2013. Suona familiare? Ma sì, dato che i Maya avrebbero predetto la fine del Grande Computo per il 21 dicembre 2012. Ed ecco che tutto torna, almeno se volessimo credere a questi calcoli. Ma la matematica non è un’opinione: lo sanno bene gli scienziati che qualche giorno fa hanno insignito Harold Camping e altri profeti di sventura del premio IgNobel 2011 per la matematica, il riconoscimento per le ricerche più inutili e improbabili. La motivazione? “Aver insegnato al mondo l’importanza di essere cauti quando si fanno previsioni e calcoli matematici”. Eppure, Harold Camping e i suoi emuli continuano a dare i numeri.

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