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Denudata, rasata e picchiata per vendetta e gelosia: perde due litri di sangue

Una 22enne inglese è finita nelle mani di due donne di etnia rom che l’hanno rapita, spogliata, accoltellata e rasata. I fatti nel 2015 e in questi giorni inizia il processo in Portogallo “Sono marchiata per tutta la vita: ho nove cicatrici su tutta la schiena. Ero coperta da così tanto sangue che pensavo di morire” ricorda Leighanne.
A cura di B. C.
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Spogliata, rasata e derubata da una banda di zingari dopo essere stata accusata di avere una relazione con un uomo sposato: è quanto successo alla 22enne inglese Leighanne Rumney. La giovane era nuda quando, barcollando, è riuscita a raggiungere una strada in una foresta presso l'Hot Shot Bar di Albufeira, in Portogallo, dove lavorava come cameriera, per chiedere aiuto. Leighanne ha raccontato di essere stata rapita dai parenti dell’uomo – la moglie e la madre –  che l’hanno denudata e pugnalata ripetutamente alla schiena prima di tagliarle i capelli.  Ha perso due litri di sangue e ha avuto bisogno di essere operata. Traumatizzata, la 22enne ha raccontato al “Sun” di non riuscire a fare più la doccia perché è ossessionata dall’”acqua caldo sulla la schiena che le ricorda il sangue che le scorreva addosso” in quei drammatici frangenti dell’aggressione. Le sue due donne aguzzine affronteranno il processo in Portogallo la prossima settimana. Geordie lavorava come cameriera nel locale situato nell’Algarve, quando avrebbe attirato l’attenzione di un uomo di etnia rom della zona. Lei ha rifiutato le avances, ma la famiglia dell’uomo (sposato) si è invece convinta che avessero una relazione e l’ha attirata in una trappola per vendicarsi.

“Ho notato che quest’uomo mi guardava mentre lavoravo dietro il bancone, ma non mi piaceva e non ho mai avuto l’intenzione di frequentarlo. Ma la sua famiglia si è convinta che avessimo una relazione e a nulla sono servite le mie spiegazioni. Sono stata molto ingenua e ho fatto l’errore di salire sulla loro macchina mentre cercavo di sostenere che ero innocente: poi ho capito subito che ero nei guai” ricorda Georgia “Mi hanno portato a 45 minuti da dove vivevo, in un luogo remoto, poi hanno aperto e la borsa che ho visto conteneva due coltelli e forbici Ero convinta che mi avrebbero uccisa ed ero così spaventata che non mi muovevo e non parlavo mentre le due donne mi spogliavano e iniziavano a pugnalarmi alle spalle. Alla fine hanno preso le forbici e tagliato tutti i miei capelli – era una specie di rituale per farmi vergognare – poi mi hanno abbandonata mentre il sangue delle ferite mi colava lungo il corpo” è il drammatico racconto della violenza. Leighanne è poi riuscita a trascinarsi su una strada dove un autista di passaggio l’ha recuperato e trasportata in ospedale.

I fatti sono avvenuti nel maggio 2015. L’inizio del processo è previsto per mercoledì ad Albufeira. Leighanne, che dopo essersi ripresa, tonando a casa, nel nord est dell’Inghilterra, ha dato alla luce un bambino: “Sono marchiata per tutta la vita: ho nove cicatrici su tutta la schiena. Ero coperta da così tanto sangue che pensavo di morire. La polizia portoghese ha scattato foto delle mie ferite, ma da allora non ho più sentito nessuno e non sapevo nemmeno che la prossima settimana fosse previsto l’inizio del processo. Spero che queste persone ricevano la condanna che meritano” dice. Rute Isabel Almeida, 40 anni, ed Eliana Carvalho, 24, sono accusate di sequestro di persona e aggressione. Anche Tiago Soutenho, 22 anni, l’uomo alla guida dell’auto dove è stata caricata, deve rispondere delle stesse accuse: tutti e tre fanno parte della comunità rom di Porches, vicino ad Albufeira.

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