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Decreto dignità, Di Maio contro Confindustria: “Fanno terrorismo psicologico, non possiamo fidarci”

Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio attacca Confindustria dopo le critiche mosse dal direttore generale degli industriali sul Decreto dignità, fortemente voluto proprio dal vicepresidente del Consiglio. “Non possiamo più fidarci di chi tenta di fare terrorismo psicologico per impedirci di cambiare”, afferma Di Maio.
A cura di Stefano Rizzuti
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Un botta e risposta tra Confindustria e il ministro del Lavoro Luigi Di Maio. Tema dello scontro è il Decreto dignità, fortemente voluto dal vicepresidente del Consiglio ma aspramente criticato dall’associazione degli industriali italiani. Secondo Confindustria il decreto rischia di rendere più incerto il quadro esistente nel mondo del lavoro, con il timore che le stime già negative presenti nel testo (stilate dall’Inps) siano in realtà riduttive, con effetti reali persino peggiori. Ma per Di Maio quello degli industriali è solo “terrorismo psicologico” e la soluzione è non “fidarsi” di chi offre questa visione negativa del provvedimento.

La risposta del ministro del Lavoro viene affidata a un post su Facebook e fa seguito all’audizione davanti alle commissioni Finanze e Lavoro della Camera del direttore generale di Confindustria Marcella Panucci. “Confindustria – scrive Di Maio – oggi dice che con il Decreto dignità ci saranno meno posti di lavoro. Sono gli stessi che gridavano alla catastrofe se avesse vinto il no al referendum, poi sappiamo come è finita. Sappiamo come finirà anche in questo caso. Non possiamo più fidarci di chi cerca di fare terrorismo psicologico per impedirci di cambiare”.

Per Di Maio il Decreto dignitàcombatte il precariato per permettere agli italiani, soprattutto ai più giovani, di iniziare a programmare un futuro. Cioè permette di creare quelle condizioni che sono la base per fare impresa, per rilanciare i consumi e per creare un circolo virtuoso. Dopo anni di precariato, e di leggi che hanno massacrato i lavoratori, è ormai evidente che queste politiche non hanno aiutato nessuno: né i lavoratori, né gli imprenditori. Sono convinto che gli effetti del Decreto dignità porteranno anche Confindustria a questa conclusione. Siamo dalla parte dei cittadini, e non faremo nessun passo indietro”.

Anche il MoVimento 5 Stelle risponde a Confindustria: “Gli attacchi che sta facendo al Decreto dignità sono inaccettabili”, secondo Davide Tripiedi, vicepresidente della commissione Lavoro della Camera. “Sui presunti effetti negativi sull'occupazione di cui parla Confindustria per la limitazione dei contratti a termine – continua Tripiedi – è bene chiarire che non si basano su dati scientifici e che perdono di vista il reale problema dei contratti a tempo rinnovati senza criterio: non assicurare alcuna stabilità ai lavoratori solo per non vincolare gli imprenditori”.

Le critiche di Confindustria

Questa mattina era stata Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, a chiedere modifiche a una disciplina definita “pregiudizievole” per il mercato del lavoro. Secondo Panucci il ritorno delle casuali “finisce nei fatti per limitare a 12 mesi la durata ordinaria del contratto a tempo determinato, generando potenziali effetti negativi sull'occupazione oltre quelli stimati nella relazione tecnica al decreto (in cui si fa riferimento a un abbassamento della durata da 36 a 24 mesi). È necessario modificare le misure contenute nel decreto legge sulla disciplina dei contratti a termine, che sono inefficaci rispetto agli obiettivi dichiarati e potenzialmente pregiudizievoli per il mercato del lavoro. Le riforme degli anni scorsi avevano contribuito ad abbattere le cause di lavoro sui contratti a termine, passate da oltre 8.000 nel 2012 a 1.250 nel 2016”.

Il Decreto dignità parte da “obiettivi condivisibili”, secondo il direttore generale di Confindustria, ma “contiene misure e adotta strumenti che renderanno più incerto e imprevedibile il quadro delle regole in cui operano le imprese, disincentivando gli investimenti e limitando la crescita”. Le imprese vorrebbero quindi “evitare brusche retromarce sui processi di riforma avviati”, approvando inoltre “alcuni correttivi” su una serie di punti specifici del provvedimento.

La replica del premier Conte

"Confindustria fa la sua parte ma secondo me fraintende. A leggere con attenzione il decreto dignità si accorgerà che non ha nulla da temere. Se si dovessero usare toni allarmistici sarebbe assolutamente improprio. Con il decreto dignità limitiamo la possibilità di utilizzare i contratti a tempo determinato è un obiettivo politico e Confindustria dovrebbe condividerlo. Noi dobbiamo contrastare il precariato. L'abuso dei contratti a tempo determinato non può essere obiettivo neppure di Confindustria. Confindustria deve chiederci in sede di conversione qualche incentivo perche il contratto a tempo determinato possa trasformarsi in tempo indeterminato e già ci abbiamo pensato", ha dichiarato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte replicando ai rilievi dell'associazioni di industriali.

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