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Decreto dignità, Di Maio: “Con noi le persone smettono di essere numeri, indici e bancomat”

Il decreto dignità è stato presentato a Palazzo Chigi dal vicepremier Luigi Di Maio, dal sottosegretario alla presidenza Giorgetti e dal premier Conte: “In questo decreto dignità finiscono quattro temi su cui ci siamo trovati subito con la Lega: lotta alla precarietà, sburocratizzazioni, delocalizzazioni e stop alla pubblicità per il gioco d’azzardo”, ha spiegato Di Maio.
A cura di Annalisa Cangemi
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Oggi pomeriggio è stato presentato in conferenza stampa a palazzo Chigi il decreto dignità, il primo provvedimento economico del governo giallo-blu, alla presenza del ministro del Lavoro Luigi Di Maio, del premier Giuseppe Conte e del sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti. È lo stesso vicepremier pentastellato a definirlo un pacchetto di misure "di sinistra", rassicurando la platea sul totale allineamento di pensiero tra Lega e M5S, così come ribadito anche il presidente del Consiglio. "In questo decreto dignità finiscono quattro temi su cui ci siamo trovati subito con la Lega: lotta alla precarietà, sburocratizzazioni, delocalizzazioni e stop alla pubblicità per il gioco d'azzardo", ha detto il ministro. E su questi temi con la Lega ci sarebbe stata piena sintonia."Siamo due forze politiche diverse , ma abbiamo sottoscritto un contratto di governo: alcuni dubbi della Lega c'erano ma sono stati superati e il testo del decreto è stato approvato dai ministri leghisti", ha ribadito anche il sottosegretario alla presidenza Giorgetti.

Durante il suo intervento il vicepremier ha illustrato i punti principali: "Per lo Stato con questo decreto le persone smettono di essere numeri e tornano a essere persone, non più indici o bancomat. Devono avere diritto alla dignità, alla vita. Diamo un colpo mortale al precariato, licenziando il Jobs Act Diamo un colpo mortale alla parte più insidiosa della burocrazia. Diciamo basta alla pubblicità gioco d'azzardo. E diciamo no alle multinazionali che vengono qui, prendono soldi e delocalizzano". E poi ha aggiunto: "Il lavoro precario è una piaga che sta creando incertezza che danneggia le famiglie e impedisce la nascita di nuove famiglie. Agevoliamo quindi la crescita demografica. E questo significa anche a un innalzamento della qualità della vita, con meno stress per le persone, perché sarà sempre più costoso il ricorso del contratto a termine".

Tra le principali critiche che sono state mosse al decreto, da parte delle associazioni di categoria, c'è la preoccupazione che possano uscirne danneggiate proprio le imprese: "Voglio dire a tutti gli imprenditori italiani che saremo dalla loro parte, agendo anche sul costo del lavoro. Con questo decreto si tutelano i lavoratori onesti, senza danneggiare le imprese oneste: chi non abusa non ha nulla da temere", ha sottolineato il vicepremier, che però ha ricordato che "ci sono imprese che mandano la mattina la lettera di licenziamento ai dipendenti e scappano all'estero".

Per quanto riguarda invece la ludopatia, Di Maio ha detto: "Il gioco d'azzardo colpisce soprattutto le fasce più povere. Bisogna smettere di far cadere in tentazione padri e madri di famiglie, ma soprattutto i minori. Siamo il primo Paese in Europa che elimina lo spot per il gioco d'azzardo. Per fermare l'azzardopatia smettiamola con i messaggi subliminali, con la pubblicità, con i testimonial famosi che sponsorizzano questi brand". E per quanto riguarda le coperture ha spiegato: "Le casse dello Stato sono state drogate dal gioco d'azzardo. Per il 2018 non si prevedono costi. Per il 2019 e il 2020 abbiamo un piano per il contrasto del gioco illegale, e a una riduzione della sponsorizzazione degli spot per quello legale". 

Secondo le associazioni dei consumatori questo provvedimento favorirebbe le puntate clandestine: "L'eliminazione della pubblicità ridurrà non solo i profitti del gioco d'azzardo – ha assicurato Di Maio – ma impatterà in modo positivo sulla salute mentale e fisica delle famiglie, visto che il gioco d'azzardo è cresciuto a scapito della spesa sanitaria".

Sulle critiche ricevute anche dai detrattori del precedente governo Di Maio ha poi commentato così: "Ho letto alcuni comunicati di associazioni di categoria preoccupati per questi decreti. Ma per far crescere l'economia è necessario limitare il precariato. In questo Paese tanti giovani sono nel vortice della precarietà. Non si possono ignorare come hanno fatto quelli di prima. Oggi le critiche vengono da chi ha massacrato questi diritti sociali, invece di difenderli. E oggi quelle forze ci fanno la morale. Con questo decreto siamo un governo di sinistra. Ieri sera ci dicevano che siamo un governo di destra". Ma per Di Maio questo non è un punto messo a segno dal M5S, ma dal governo giallo-blu: "Sull'immigrazione stiamo riuscendo a fa cambiare atteggiamento agli altri Paesi nel Mondo. Queste azioni ci permettono di dimostrare ai cittadini che noi manteniamo alle promesse. E in più stiamo dimostrando che quello che per anni ci hanno raccontato che non si poteva fare, in realtà si può fare. Stiamo dando dimostrazione di essere un governo coerente. Sarà stato anche un governo inaspettato, ma almeno è un governo votato dagli elettori, un governo politico. Siano una grande squadra, con il presidente Conte come capitano".

Sull'esclusione del pubblico impiego dal decreto ha detto : "Abbiamo concordato con la ministra Giulio Bongiorno che qualsiasi intervento sui dipendenti pubblici deve essere strutturale e complessivo, non può essere un intervento una tantum. Sulla PA intendiamo fare un censimento dei raccomandati e avviare un grande piano di digitalizzazione". 

Al termine della conferenza stampa è stato poi il premier Conte a prendere la parola, sollecitato da una domanda sui possibili margini di modifica del decreto in Parlamento e sull'ipotesi che si ricorra alla fiducia: "Rispettiamo la centralità del Parlamento non intendiamo comprimerla, ma diciamo che ci aspettiamo – in una prospettiva in cui abbiamo due forze fortemente coese al loro interno e che si riconoscono in un programma comune, votato dai rispettivi iscritti – coerenza da parte dei parlamentari su questo fronte. Ma ciò non significa che non avranno la libertà di apprezzare e discutere questo dl". Lo afferma il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi in merito all'ipotesi della fiducia sul dl dignità".

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