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Decapitò lo zio dopo una lite nel bosco: condannato a 30 anni di carcere

Claudio Borgarelli, l’uomo di 55 anni che lo scorso anno uccise lo zio e lo decapitò, è stato condannato dopo un processo con rito abbreviato. Ai giudici ha detto: “Non so perché ho tagliato la testa a mio zio, non me lo so spiegare”.
A cura di Davide Falcioni
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Claudio Borgarelli, l’ex infermiere di 55 anni che l'anno scorso a Lumarzo (Genova) dopo una lite per il diritto a un passaggio in un bosco uccise e decapitò lo zio Albano Crocco, è stato condannato a 30 anni di carcere.  Il pubblico ministero Giovanni Arena aveva chiesto la pena dell’ergastolo. La sentenza è stata emessa dal gup Maria Teresa Rubini dopo un processo con rito abbreviato. Il giudice ha escluso l’aggravante della crudeltà.

Borgarelli alla prima udienza aveva chiesto scusa ai familiari della vittima. Esclusa fin da subito l'ipotesi che l'uomo non fosse capace di intendere e volere al momento del delitto e nelle fasi successive. La famiglia di Crocco, assistita dall’avvocato Giulia Orlando, avevano chiesto un milione di euro a titolo di risarcimento per la moglie e 700 mila euro per i due figli. L’ex infermiere nei mesi scorsi ha ceduto il suo intero patrimonio ai familiari per iniziare a risarcirli.

Così Borgarelli uccise e decapitò lo zio

Era l'11 ottobre 2016 quando il corpo decapitato di Albano Crocco venne ritrovato nei boschi di Lumarzo, vicino a Genova. Fin da subito i sospetti degli inquirenti ricaddero sul nipote, Claudio Borgarelli, infermiere dell’ospedale San Martino, che messo sotto torchio confessò il delitto, motivandolo così: "Abbiamo discusso per il sentiero – disse davanti al giudice, Paola Faggioni – Lui mi ha insultato e sputato addosso, e io non ho capito più nulla". Poi aggiunse: "Quella mattina ho aperto la porta e ho visto la macchina e i paletti divelti. Ho seguito mio zio e mi sono portato dietro la pistola perché temevo che fosse armato anche lui. Abbiamo discusso. Io gli ho sparato 2 colpi e poi l’ho decapitato. Sono tornato a casa, ho messo la testa nel sacco e poi l’ho buttata".

Nel corso della sua deposizione Borgarelli ripercorse i momenti del delitto, dicendo: "Non so perché ho tagliato la testa a mio zio, non me lo so spiegare"; durante la confessione inoltre è emerso che per trasportare il corpo di Crocco fino al dirupo dove è stato ritrovato ha utilizzato una corda e che in seguito l'assassino ha messo la testa in un sacco ed è tornato a casa, dove si è cambiato. "Io volevo bene a mio zio. Ero legatissimo a lui quando ero piccolo. Ma questa vicenda del sentiero mi ha ossessionato. Mi sentivo vittima di una ingiustizia", ha spiegato Borgarelli agli inquirenti.

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