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David Hamilton si è tolto la vita. Il fotografo era accusato di stupro da tre modelle

L’uomo aveva assicurato martedì che avrebbe sporto denuncia per diffamazione. La principale accusatrice si è detta devastata dalla morte del fotografo britannico.
A cura di Redazione
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David Hamilton nel 2007 (@M. Latz/AFP/Getty Images)
David Hamilton nel 2007 (@M. Latz/AFP/Getty Images)

David Hamilton, noto fotografo britannico famoso per la rappresentazione di giovani donne nude, aveva 83 anni quando si è tolto la vita nella sua casa di Parigi, giovedì 24 novembre. Secondo le prime informazioni fornite dalla stampa e dalle emittenti locali, l'uomo si sarebbe ucciso assumendo dosi letali di farmaci. Il fotografo divenne famoso negli Anni sessanta, quando il clima culturale del periodo, turbolento e dissacrante, favorì la notorietà dello stile di Hamilton. Il fotografo venne apprezzato soprattutto per le sue rappresentazioni soft-porno, che iniziarono ad essere pubblicate ben presto anche da riviste e libri. Il lavoro di Hamilton e lo sdoganamento dei suoi nudi al di fuori di una cerchia ristretta alimentarono anche il dibattito su quali dovessero essere i limiti dell'arte (e se ci dovessero essere) nella pornografia.

Per il fotografo britannico iniziarono poi i guai giudiziari quando Flavie Flament, presentatrice della tv francese, raccontò nella biografia "La consolazione" di essere stata violentata all'età di tredici anni "da un celebre fotografo", che appena una settimana fa aveva dichiarato essere proprio Hamilton. Il Nouvel Observateur ha poi riportato le accuse di altre due donne che hanno riferito di essere state violentate negli Anni ottanta dall'artista britannico. "Sporgerò denuncia per diffamazione", aveva risposto Hamilton martedì 22 novembre. Due giorni dopo, però, un vicino di casa nel VI arrondissement dà l'allarme. Arrivano i pompieri e trovano Hamilton in arresto cardio-respiratorio. La notizia del decesso viene diffusa il giorno dopo, venerdì 25. La principale accusatrice, Flavie Flament, si dice "devastata" dal decesso, mentre l'editore del suicida, Karina Hocine, rievoca le accuse e il desiderio di ripristinare la rispettabilità del cliente: "Naturalmente ci sentiamo sconvolti e, allo stesso tempo, veramente disgustati che non ci sia stato abbastanza tempo affinché la giustizia facesse il suo corso".

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