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Danza: trittico contemporaneo al Teatro dell’Opera di Roma

Da venerdì 31 marzo a sabato 8 aprile al Costanzi andranno in scena “Cacti” di Alexander Ekman, “Annonciation” di Angeljn Preljocaj e “The Concert” di Jerome Robbins.
A cura di Massimiliano Craus
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Eleonora Abbagnato in "Annonciation" di Angelin Preljocaj, ph. Jean Charles Verchere
Eleonora Abbagnato in "Annonciation" di Angelin Preljocaj, ph. Jean Charles Verchere

Come già proposto in altre occasioni dall'etoile e direttrice artistica del Teatro dell'Opera di Roma Eleonora Abbagnato, anche quest'anno al Costanzi si celebrano tre coreografi in una miscellanea di grande appeal ed altrettanti titoli del repertorio contemporaneo. Le scene capitoline ospiteranno per sette recite tre generazioni differenti di coreografi: il vecchio compianto newyorkese Jerome Robbins, il sessantenne franco-albanese Angelin Preljocaj ed il trentatreenne svedese Alexander Ekman in un turbinio di coreografie da riempire un'intera enciclopedia di storia della danza e del balletto dal Novecento ai giorni nostri. Il programma prevede due titoli irriverenti a cornice dell'Annunciazione della Vergine Maria pensata ed allestita ad hoc per l'eterea Eleonora Abbagnato, ancora madrina incontestabile delle faccende coreutiche capitoline, diretta dalla bacchetta magica di David Garforth.

"The Concert" è stato rappresentato per la prima volta nel 1958 a New York, immancabile location di Jerome Robbins, sullo spartito di Fryderyk Chopin di cui lo stesso coreografo si è sempre dichiarato appassionato ammiratore. Non  a caso da lì a vent'anni dopo ha allestito altri tre titoli con le musiche del compositore polacco quali "Balla in una riunione" del 1969, "In the Night" dell'anno successivo, ed "Altri Dances" del 1976, peraltro realizzato per le etoile Mikhail Baryshnikov e Natalia Makarova. "The Concert" è un balletto in un atto costituito da sequenze assai divertenti in cui l'irriverente pubblico di un recital di brani per pianoforte di Fryderyk Chopin si scatena con le proprie fantasie coreutiche. Qui la passione del coreografo per il compositore presta il fianco ad una brillante coreografia in cui danza e musica si fondono indissolubilmente.

Eleonora Abbagnato in "Annonciation" di Angelin Preljocaj, ph. Jean Charles Verchere
Eleonora Abbagnato in "Annonciation" di Angelin Preljocaj, ph. Jean Charles Verchere

L'amore a prima vista tra il coreografo e la sua ballerina è uno di quei canovacci che hanno arricchito la storia della danza e del balletto di tutti i tempi. E tra questi non può essere dimenticato l'afflato che lega l'etoile del Teatro dell'Opéra di Parigi ed il geniale coreografo franco-albanese Angelin Preljocaj. Fino all'Annonciation" di queste prossime sette recite romane dove l'etoile non mancherà di ammaliare nuovamente il teatro che dirige. Eh sì, anche in questa occasione Eleonora Abbagnato tornerà a calcare le sue scene per il titolo del suo amato coreografo, sul "Crystal Music" di Stephane Roy ed il "Magnificat" di Antonio Vivaldi. Questo è uno dei pochissimi titoli di balletto in cui si narra della Vergine, creato nel 1995 per un duetto, dove Maria incontra l'Arcangelo Gabriele ed il concepimento diviene creazione artistica. Qui si incontrano e si scontrano i gesti solenni di Gabriele e quelli più dimessi e timorosi di Maria, al pari dell'altrettanto stridente abbraccio tra le musiche di Stephane Roy ed il "Magnificat" di Antonio Vivaldi. Mai come stavolta si è riusciti nell'incredibile impresa di miscelare sapientemente la sensualità terrena e la grazia spirituale con un risultato a dir poco straordinario che ha attratto a sé l'etoile palermitana.

Tra i tanti coreografi in giro per il mondo cui poteva attingere titoli per un trittico, la direttrice artistica del Teatro dell'Opera di Roma Eleonora Abbagnato non ha corso rischi puntando fortissimo anche sul giovane svedese Alexander Ekman. Il paese scandinavo è stato sempre fucina di talenti straordinari nella danza contemporanea, con l'ultimo pupillo autore di "Cacti" sulle musiche di Joseph Haydn, Ludwig van Beethoven, Franz Schubert e Gustav Mahler dirette da David Garforth. Qui la coreografia è la decostruzione contemporanea di un'allegra e sfrenata corsa al cactus: sedici ballerini apparentemente imprigionati si liberano e librano in un immaginifico palcoscenico che ha visto premiare l'istrionico Alexander Ekman in giro per il mondo ed ora a servizio di sua maestà Eleonora Abbagnato. Proprio come un dono della regina Beatrice d'Olanda per i diritti della Norvegia su una visita di Stato a Oslo che nel 2010 ha consacrato l'allora ventiseienne coreografo ed il suo cactus.

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