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Danza: oggi festeggiamo i 70 anni del coreografo ceco Jiri Kylian

Nato a Praga il 21 marzo del 1947, Jiri Kylian è uno dei più influenti e prolifici coreografi del dopoguerra.
A cura di Massimiliano Craus
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Jíři Kylián
Jíři Kylián

La formazione al Conservatorio di Praga ed alla londinese Royal Ballet School ha consentito al giovanissimo Jiri Kylian di costruirsi sin da subito un promettente futuro creativo. Non a caso è passato dalle file dello Stuttgarter Ballet alla coreografia in soli due anni, aprendosi le porte della storia tra il 1968 ed il 1970. Erano anni intensi in Europa, ed evidentemente il virtuoso e poliedrico giovanotto si trovava a proprio agio al di là del palcoscenico e la scuola del suo direttore John Cranko non poteva che giovargli. Fino a debuttare al Nederlands Dans Theater e scalarne le gerarchie tra il 1975 ed il 1978, divenendo prima co-direttore artistico e poi unico della compagine maggiore d'Olanda. Appena trentenne, dunque, Jiri Kylian ha iscritto il proprio nome tra i grandi della danza e del balletto del Novecento, coreografando in giro per il mondo ma lasciando per sempre la sua vena creativa al 60 di Schedeldoekshaven di Den Haag.

Non a caso nel 2008 la regina Beatrice dei Paesi Bassi gli ha conferito la prestigiosa medaglia d'onore per l'arte e la scienza, coronando un rapporto senza tempo tra il coreografo di Praga ed i diciassette milioni di abitanti dei Paesi Bassi letteralmente ai piedi del coreografo e direttore del Nederlands Dans Theater. Ensemble che poi ha saputo sdoppiare una prima volta nel 1992 con una costola di over quarantenni e, successivamente, con l'altra costola giovanile per intercettare un corpus unico in cui il passato ed il futuro possano convivere rigogliosamente. Non è passata inosservata la prima rappresentazione assoluta del Nederlands Dans Theater III "Obscure Temptation" sulle musiche di John Cage. Ennesime idee di un uomo creativo come pochi nel panorama internazionale della danza, chiamato a giusta ragione in tutti gli angoli del pianeta a presentare le proprie coreografie fino a conseguire ben due volte il prestigioso "Prix Benois de la Danse" nel 1993 e nel 1999 in qualità di coreografo. Ed esattamente due anni dall'ultima medaglia, ecco un meraviglioso ritratto della scrittrice Elisa Guzzo Vaccarino, dall'inequivocabile titolo "Jiri Kylian", per i tipi della casa editrice palermitana L'Epos.

"Jiri Kylian" di Elisa Guzzo Vaccarino edito da L'Epos, Palermo, 2001
"Jiri Kylian" di Elisa Guzzo Vaccarino edito da L'Epos, Palermo, 2001

Riconoscimenti giustificati sin dalla prima rappresentazione della "Sinfonia dei Salmi" del 1978 del compositore Igor Stravinskij, masterpiece in cui il suo stile si insinua nella ricerca continua di esplorare i limiti e le capacità dello spazio, la flessibilità del corpo ed il suo sottile umorismo: caratteristiche che si sommano alla cura del movimento, interpretato liberamente ma sempre lungo uno stile rigoroso. Senza dimenticare l'omaggio a Wolfgang Amadeus Mozart del "Petite Mort", composta per il Salzburg Festival del 1991 per il bicentenario dalla morte del compositore di Salisburgo. Il corpo di ballo era formato da sei uomini e sei donne e le coreografie erano divise tra loro da altrettante pellicole con la cornice preziosa degli spartiti mozartiani del Piano Concerto in A Maggiore, l'Adagio ed il Piano Concerto in C Maggiore con Andante conclusivo. E poi uno stuolo di titoli così eterogenei da rendere il coreografo Jiri Kylian tra i più ricercati. Basti pensare alle rappresentazioni della "Sinfonietta" del 1978, "Forgotten Land" del 1981, "L'enfant et les sortilèges" del 1984, "L'histoire du soldat" di due anni più tardi, "Frankenstein!" del 1987, quindi ben trenta anni prima dello stesso titolo allestito da Liam Scarlett per il londinese Royal Ballet! E poi ancora "Falling Angels" del 1989 prima ancora dell'altro capolavoro "Bella Figura" del 1995, peraltro acclamato dalla critica e dal pubblico di tutto il mondo, e poi ancora 27'52" del 2002, "Sleepless" del 2004 ed il cortometraggio "Car-men" del 2006. Titoli che lo hanno portato a reinventarsi con una macchina da presa, giusto per non farsi mancare niente al di qua ed al di là del palcoscenico del mondo.

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