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Dalla presenza in ambulanza al lavoro in ospedale, come cambia la figura dell’infermiere

Diverse le polemiche sui “nuovi” infermieri, in particolare per il loro ruolo in ambulanza e all’interno dei pronto soccorso.
A cura di S. P.
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Gli infermieri italiani negli ultimi anni, soprattutto da quando è stata introdotta la laurea triennale, si sono specializzati sempre di più tanto che, in alcune occasioni, possono in parte sostituirsi ai medici. Un “cambiamento” che, come spesso accade, ha scatenato anche qualche polemica. È notizia degli ultimi giorni ad esempio lo scontro tra medici e infermieri per quanto riguarda il soccorso in ambulanza. Nel dettaglio, l’Ordine dei Medici di Bologna ha inflitto dei duri provvedimenti disciplinari ad alcuni professionisti “colpevoli” di aver approvato dei protocolli che prevedono la presenza di infermieri da soli a bordo delle ambulanze. Ci sono state poi polemiche anche riguardo il “see and treat”, quel meccanismo che prevede nei pronto soccorso la possibilità per alcuni pazienti non gravi di essere curati solo dall'infermiere, ad esempio per medicare una ferita non importante. Barbara Mangiacavalli, presidente del Collegio degli infermieri-Ipasvi, ha spiegato che “in questo caso non c'è diagnosi e nemmeno prescrizione, che sono prerogative esclusive del medico. E quindi possiamo occuparcene noi, seguendo i protocolli che regioni come Toscana e Lazio hanno fatto sull'argomento”.

“La nostra professione si sta evolvendo – ha spiegato ancora Mangiacavalli – Del resto è nata per stare vicino ai bisogni dei cittadini, che negli ultimi anni sono cambiati perché sono aumentate le malattie croniche. E problemi come questi o la disabilità e la fragilità in generale di cosa hanno bisogno? Di assistenza qualificata da dare dopo l'inquadramento diagnostico e l'impostazione terapeutica del medico”. Secondo le stime riportate dal quotidiano Repubblica, in Italia ci sono 350.000 infermieri attivi, circa 270.000 nel servizio pubblico. Considerato il problema del reclutamento, tanti finiscono per studiare in Italia e andare a lavorare all'estero. Per quanto riguarda la formazione, da tempo è ferma allo Stato-Regioni una norma che prevede l'avvio di specializzazioni universitarie per gli infermieri. La bozza individua sei aree: dei servizi territoriali, intensiva e dell'emergenza, medica, chirurgia, neonatologica e pediatrica, della salute mentale e delle dipendenze.

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