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Dacia Maraini, 80 anni di letteratura e vita

Dacia Maraini compie 80 anni, tutti spesi tra letteratura ed esperienza di vita. Dal campo di concentramento in Giappone alla storia d’amore con Moravia, passando per l’infanzia siciliana.
A cura di Redazione Cultura
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Dacia Maraini
Dacia Maraini

Oggi Dacia Maraini compie ottant'anni. Eppure, sul volto della signora della letteratura italiana, nata il 13 novembre del 1936 a Fiesole, il tempo non sembra mai essere passato. Così come non è passato per le storie e per le poesie che continua a regalarci dal 1962, quando pubblicò "La vacanza" ad oggi. Scrittrice, poetessa, drammaturga, nei romanzi e nei racconti brevi (e per bambini) ha sempre dato il meglio della sua penna di "raccontatrice".

I suoi temi: quelli sociali, i più grandi, delle diverse epoche che si è ritrovata ad affrontare, le donne, l'infanzia. I suoi scritti sono sempre stati in forte relazione con l'esperienza personale. E la vita di Dacia, da sempre, è letteratura in sé. Fino all'ultimo respiro.

La madre, Topazia, appartiene ad un’antica famiglia siciliana, gli Alliata di Salaparuta. Il padre, Fosco Maraini, per metà inglese e per metà fiorentino, è un grande etnologo ed è autore di numerosi libri sul Tibet e sull’Estremo Oriente. A soli 2 anni, da Fiesole la famiglia si trasferisce in Giappone nel ‘38, per seguire Fosco nei suoi studi. Ma la ferita è dietro l'angolo. Nel ‘43 il governo giapponese, in base al patto d'alleanza cha ha stipulato con Italia e Germania, chiede ai coniugi Maraini di firmare l’adesione alla Repubblica di Salò, cosa che i due si rifiutano di fare. A questo segue l'internamente insieme alle tre figlie in un campo di concentramento a Tokyo, dove la famiglia patisce due anni di fame. Soltanto a guerra finita, ci sarà la liberazione ad opera dagli americani. Nella sua collezione di poesie "Mangiami pure", del 1978, la scrittrice racconterà le sofferenze di quegli anni. Così come ne "La nave per Kobe", pubblicato nel 2001.

Rientrati in Italia, i Maraini si trasferiscono in Sicilia, presso i nonni materni, nella villa Valguarnera di quella Bagheria che poi raccontò in uno dei suoi libri di maggior successo. Intanto la famiglia si divide. Dacia dovrà aspettare i diciotto anni per andare a vivere a Roma con il padre, che intanto si era trasferito qui dalla Sicilia. Roma fa di Dacia quel che oggi ancora Dacia è: una scrittrice del suo tempo. Nel 1962 pubblica il suo primo romanzo, "La vacanza", cui seguono "L’età del malessere" (1963, ottiene il Premio Internazionale degli Editori “Formentor”) e "A memoria" (1967). Grazie all’interessamento di Nanni Balestrini, nel ’66 escono con il titolo "Crudeltà all’aria aperta" anche le sue poesie, che vengono recensite con molto favore da Guido Piovene. Si sposa con Lucio Pozzi, pittore milanese da cui si divide dopo quattro anni di vita comune e un figlio perso poco prima di nascere. E poi l'incontro con Moravia, con cui ha vissuto fino al 1978. Con la raccolta di racconti "Buio" nel 1999 vince il Premio Strega. È stata in relazione con tutti i più grandi del Novecento italiano. Da Pasolini alla Morante.

Oggi, a 80 anni un libro su di lei, "Non chiedermi quando" (Rizzoli) della scrittrice e giornalista Concita De Gregorio, celebra con il "romanzo per Dacia" la figura di questa straordinaria donna e scrittrice, di cui oggi ricade l'ottantesimo compleanno, che alla fine è soltanto un modo come un altro per ricordarci di della Maraini e magari rileggere uno dei suoi versi. Auguri, Dacia. Cento di questi giorni e dei tuoi libri.

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