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Da dicembre i dipendenti pubblici con stipendi bassi perderanno gli aumenti

Molti statali con stipendi medio – bassi a dicembre 2018 vedranno sparire parte dell’aumento concesso dal rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici. L’elemento perequativo, che vale circa 20 euro al mese, è solo temporaneo e vale 10 mesi e se non sarà reso strutturale, sparirà e abbasserà gli stipendi di molti statali.
A cura di Charlotte Matteini
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Poche settimane fa, a ridosso delle elezioni, il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, ha annunciato la fine della trattativa con i sindacati e l'approvazione del nuovo contratto dei dipendenti statali, con tanto di aumenti medi da 85 euro mensili. A quanto pare, però, gli aumenti si è scoperto sarebbero stati concessi integralmente solamente ai cosiddetti ministeriali, i dipendenti statali che in media hanno buste paga più alte dei colleghi, mentre alla restante platea di dipendenti pubblici toccati dal rinnovo del contratto sarebbero stati concessi aumenti "temporanei" attraverso l'"elemento perequativo", ovvero degli aumenti a scadenza, che dal 31 dicembre 2018, stando a quanto scritto nell'accordo per il rinnovo dei contratti degli statali, spariranno. Secondo quanto spiegato da un articolo del Sole 24 Ore, questi aumenti temporanei, una volta esaurita la loro durata, andranno a intaccare soprattutto gli stipendi degli statali che guadagnano meno per una somma pari a circa 20 euro mensili. Dal 2019 questo "elemento perequativo", dunque, sarà destinato a sparire a meno di non trovare ulteriori risorse per renderlo "strutturale".

Secondo l’Unione sindacale di base, questi aumenti sarebbero "una trappola""non viene considerato agli effetti dell’indennità di buonuscita o di anzianità, del trattamento di fine rapporto, dell’indennità sostitutiva del preavviso, né dell’indennità in caso di decesso". Questi aumenti, secondo USB, rappresentano "oltre a un’inaccettabile presa in giro, la più clamorosa negazione della certezza del salario e del valore dello stesso Ccnl”. Diversa invece la posizione della Cgil: "In tutte le fasi di trattativa è stata comunicata la scelta di introdurre questo elemento che, tra l’altro, abbiamo l’obiettivo di rendere stabile con il rinnovo dei nuovi contratti”, ha spiegato al Fatto Quotidiano Salvatore Chiaramonte. "L’intento non era quello di fare un gioco di prestigio, ma di trovare una soluzione ad alcuni problemi tecnici. Fra tre mesi ci sediamo al tavolo per il rinnovo dei contratti e nelle nostre piattaforme c’è anche la stabilizzazione di quella quota perequativa”. 

“Avevamo da un lato l’esigenza di garantire gli 85 euro a tutti, dall’altro quella di mettere a riparo tutti i percettori del bonus da 80 euro che con i nuovi contratti rischiavano di perderlo. Rimanevano senza copertura la maggioranza degli stipendi più bassi, per i quali si è pensato a una quota di solidarietà del reddito. Non è una sorpresa per nessuno che si tratta di una quota non stabile, ma la nostra intenzione è quella di trasformare uno strumento straordinario in una componente ordinaria dello stipendio”, conclude Chiaramonte.

L'accordo per il rinnovo del contratto degli statali prevedeva aumenti di retribuzione tra i 63 e i 117 euro mensili lordi destinati ai dipendenti di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici. A questi incrementi andava aggiunta un'ulteriore componente provvisoria per i livelli più bassi, un aumento provvisorio tra i 21,10 e i 25,80 euro euro mensili. Questo elemento perequativo, però, avrà validità di soli 10 mesi, da marzo 2018 a dicembre 2018. Tra dieci mesi, dunque, due milioni di statali circa potrebbero vedere il proprio stipendio diminuire e questo calo colpirà proprio coloro che guadagnano meno.

Cosa succederà agli stipendi di questi statali tra pochi mesi? Il Fatto Quotidiano fa alcuni esempi:

I dipendenti delle Regioni, quelli del settore della Sanità, ma anche gli insegnanti con meno anzianità perderanno circa 20 euro al mese, intorno al il 25% dell’aumento. Per un impiegato della sanità l’aumento medio è di 85,4 euro, ma quello stabile si ferma a 66,9. E se uno stipendio da 2.283,2 euro, con il nuovo accordo, sale stabilmente di 90,8 euro più 4 euro “temporanei”, uno di 1.269,3 euro passa a 1.349,8 ma con un incremento stabile di soli 50,5 euro. Mentre 30 sono temporanei. Stesso discorso, ad esempio, per i dipendenti di Regioni ed enti locali. Con i nuovi contratti uno stipendio di 2.281,9 euro avrà rispetto al passato un aumento stabile di 90,3 euro e uno temporaneo di 2 euro, ma è sui dipendenti con redditi più bassi che il ‘gioco di prestigio’ avrà gli effetti più importanti. Chi oggi guadagna 1.341,4 euro (con un aumento stabile di 52 euro), porterà a casa dal 1 gennaio 2019 1.312,4 euro, per la perdita di un elemento perequativo pari a 29 euro.

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