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D’Alema: “Renzi favorirà M5S. La gente vota Grillo perché è indignata dalle ingiustizie”

In una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema critica fortemente l’operato del segretario del Pd Matteo Renzi e lancia anche una stilettata al presidente del Consiglio Gentiloni: “Gentiloni sta governando meglio di Renzi; ma non ci voleva molto. Ci è stato detto che dovevamo turarci il naso e votare Sì al referendum perché Renzi era insostituibile. Renzi è andato via e non c’è stato il diluvio. In realtà siamo tutti sostituibili, compresi Renzi e Gentiloni. Considerata la qualità del governo del Paese, non è difficile pensare che possano essere sostituiti in meglio”.
A cura di Charlotte Matteini
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Massimo D'Alema torna a contestare l'operato del Partito Democratico a trazione renziana e a ribadire che la scissione della minoranza dem avvenuta qualche mese fa al culmine delle tensioni con l'allora segretario dimissionario del Pd non solo era "inevitabile", ma anche "tardiva" in quanto già con l'approvazione del Jobs Act Renzi diede prova di essere assolutamente distante dai valori della sinistra. In una lunga intervista concessa ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera, l'ex presidente del Consiglio commenta così la fondazione di Articolo 1 – Mdp, movimento nato proprio dalle ceneri della scissione dal Pd: "Ognuno deve fare quello che corrisponde ai propri valori. Meglio prendere il 3% a favore di ciò che si ritiene giusto che il 20 a favore di ciò che si ritiene sbagliato. E comunque io credo che lo spazio a sinistra del Pd sia molto più grande". La scissione, prosegue D'Alema, era "Inevitabile e persino tardiva. Bisognava farla prima: era matura già con il Jobs Act. Tutta l’ispirazione politica renziana è contraria ai valori della sinistra e prima ancora agli interessi del Paese. Il renzismo non è stato che il revival del berlusconismo".

Secondo l'ex presidente del Consiglio, infatti, tutta la politica propugnata da Matteo Renzi sarebbe di stampo "berlusconista" dal "meno tasse per tutti" ai "bonus, all'abolizione dell’articolo 18. Financo il ponte sullo Stretto. Mi stupisco che Berlusconi non si rivolga alla Siae per avere i diritti d’autore. E per due anni e mezzo si è paralizzato il Parlamento per una riforma costituzionale confusa, spazzata via dal popolo; e per una legge elettorale incostituzionale, frutto di un mix di insipienza e arroganza".

Alla Siae il copyright dell’arroganza è suo.
«No. Io posso essere arrogante con i prepotenti; non mi permetterei mai di esserlo con l’interesse del Paese. Renzi ha imposto una legge elettorale solo per la Camera, dando per scontato che il Senato venisse abolito. Ora siamo alla vigilia delle elezioni e la legge elettorale non c’è. Il fallimento del renzismo non potrebbe essere più totale; ma nessuno ha il coraggio di scriverlo, per non fare la fine di Campo Dall’Orto».

Per quanto riguarda la legge elettorale, di cui molto si sta discutendo in queste ultime settimane complice la presentazione del cosiddetto Rosatellum da parte del Pd, D'Alema sostiene che il Paese abbia bisogno di "un vero maggioritario, sul modello del Mattarellum, lo avremmo apprezzato. Ma in commissione è stata approvata una legge escogitata dal senatore Verdini, che con il Mattarellum non ha nulla in comune. Si vota con un’unica scheda, su cui tutti i partiti presentano il loro simbolo; però collegio per collegio possono decidere di presentare anche un candidato. Una legge immorale, che genera accordi di potere di natura notabilare, ricatti, condizionamenti: in venti collegi do via libera a Verdini, ad Alfano garantisco che nessuno si presenterà contro di lui ad Agrigento… Questo nella tradizione italiana si chiama trasformismo. Torniamo all’età giolittiana senza Giolitti, ma con tanti piccoli Depretis".

Renzi e Berlusconi trattano sul proporzionale con sbarramento al 5%.
«Rispetto a un pastrocchio, meglio una soluzione europea; ma il vero modello tedesco avrebbe bisogno di modifiche costituzionali, come la sfiducia costruttiva».

Parlando di eventuali alleanze e della costruzione di un centrosinistra ad ampio respiro, l'ex presidente del Consiglio sostiene di essere orientato all'unione delle diverse forze in campo, da Pisapia fino alla società civile e al mondo del cattolicesimo democratico. "Sono forze che devono unirsi in un’alleanza per il cambiamento, aperta a tutti quelli che vogliono dare vita a un programma di centrosinistra. L’alleanza per il cambiamento ha una potenzialità che va molto al di là della somma delle singole forze. Dovrebbe nascere da un processo costituente, attraverso la rete e una serie di assemblee, con una grande consultazione programmatica. E dovrebbe comportare elezioni primarie sia per l’indicazione dei candidati (un punto forte dell’intesa Berlusconi-Renzi è il mantenimento delle liste bloccate), sia per la scelta di una personalità che guidi questo processo", aggiungendo che questa personalità dovrà essere scelta dai cittadini e di non essere però intenzionato a candidarsi.

Per D'Alema, Renzi ha "un modo dilettantesco di governare ha creato danni enormi al nostro Paese. Che piaccia o no a Renzi, D’Alema c’è: se ne faccia una ragione. L’Italia ha bisogno di una svolta profonda e di una nuova politica economica, incentrata sugli investimenti. Siamo l’unico Paese che la commissione europea critica da sinistra, chiedendoci di rimettere l’imposta sulla prima casa almeno ai ricchi […] Renzi si è convinto che, declinando Berlusconi, il vero compito del Pd fosse eliminare la zavorra a sinistra e occupare il centro del sistema. Il messaggio era: vi porto al potere e ci resteremo vent’anni. Ecco il grande miraggio che ha sedotto un intero ceto politico".

Proseguendo, D'alema sostiene che le politiche economiche di Renzi siano deleterie e che non abbiano comunque risolto il problema della scarsa produttività che da sempre affligge il sistema italiano, di fatto aggravando la situazione. Il vero fine, nascosto, di Renzi, ovvero ciò che l'ha portato a stravincere le ultime primarie del PD celebrate lo scorso 30 aprile, sarebbe quello di allearsi con Berlusconi: "Del resto, il suo modello è House of Cards, e uno dei cardini della sua politologia è non dire la verità. Ma l’ammucchiata di forze responsabili mi ricorda più Razzi e Scilipoti che Moro e Berlinguer. Una parte secondo me maggioritaria del Pd vuole il centrosinistra. Il Renzusconi non mi pare molto popolare, anzi tirerà la volata a Grillo. La gente vota Grillo non perché è impazzita, ma perché è indignata dalle ingiustizie: se non paghi il mutuo ti portano via la casa; ma se un imprenditore non restituisce il miliardo che ha avuto in prestito non perde nulla, e le banche vengono ricapitalizzate con il denaro dei contribuenti. Nell’ambito di una ricerca il 28% dell’elettorato dei Cinque Stelle si è detto di sinistra; ma dichiara di votare Grillo perché la sinistra non c’è più", sottolinea D'Alema, aggiungendo: "Stiamo lavorando per offrire agli elettori una proposta alternativa di sinistra. Ma, attenzione: i 5 stelle non sono percepiti come il Front National. Marine Le Pen non ha sfondato grazie a Mélenchon, che ha intercettato parte del voto operaio. Se uno vede la Torino della Appendino e del trionfo del Salone del libro, non gli viene in mente il fascismo".

"Nel dopoguerra non si era mai visto un tale livello di disuguaglianza sociale. Cinque milioni di italiani non sanno se domani avranno da mangiare. Altri rinunciano a curarsi perché non possono pagare i superticket; infatti l’aspettativa di vita decresce. E il governo ha stanziato il bonus libri per tutti i diciottenni, compreso il figlio del professionista; che i libri se li può comprare, oppure leggere nella biblioteca di papà. In queste condizioni, come stupirsi se la gente vota Cinque Stelle? Dobbiamo offrire un’alternativa a chi vuole esprimere un voto di protesta o astenersi"

Infine, concludendo, D'Alema parla dello scontro tra Pd e Mdp sui voucher e definisce la tattica del Partito Democratico "un gioco delle tre carte": "I voucher sono stati aboliti per evitare il referendum; ora li si vuole reintrodurre per decreto. Come definire una condotta del genere, se non come il gioco delle tre carte?".

Come sta governando Gentiloni?
«Meglio di Renzi; ma non ci voleva molto. Ci è stato detto che dovevamo turarci il naso e votare Sì al referendum perché Renzi era insostituibile. Renzi è andato via e non c’è stato il diluvio. In realtà siamo tutti sostituibili, compresi Renzi e Gentiloni. Considerata la qualità del governo del Paese, non è difficile pensare che possano essere sostituiti in meglio».

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