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Elezioni politiche 2018

D’Alema: “Il 5 marzo torneranno le larghe intese. Pagheremo a caro prezzo il fallimento del renzismo”

Secondo Massimo D’Alema, alle prossime elezioni politiche non seguirà alcun governo di maggioranza: “La classe dirigente ha il dovere di dire la verità al Paese: questa legge è congegnata perché nessuno abbia la maggioranza. Il Paese pagherà un prezzo alto al fallimento del renzismo, al modo disastroso, superficiale e arrogante con cui ha affrontato questioni delicatissime come le riforme”.
A cura di Charlotte Matteini
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Non ci sono le condizioni politiche e programmatiche per un'alleanza con il Partito Democratico. Così Massimo D'Alema, nell'ambito di un'intervista concessa ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera, è tornato a ribadire che con il Pd guidato da Matteo Renzi non potrà mai esserci alcun accordo di governo. "Siamo persone serie. Non ci sono le condizioni politiche e programmatiche. Noi non partecipiamo ad ammucchiate. Le ragioni di dissenso sono molte, inclusa la legge elettorale di cui porta una grave responsabilità il gruppo dirigente del Partito democratico, e il governo Gentiloni che ha messo 5 volte la fiducia. L’unica iniziativa seriamente unitaria l’abbiamo presa noi e l’ha cancellata il Pd. Speranza propose il voto disgiunto, per consentire agli elettori di valutare distintamente il candidato del collegio uninominale e quelli del proporzionale; e permettere desistenze per ridurre il conflitto dentro la sinistra. Ci fu sbattuta la porta in faccia con un’arroganza irresponsabile. Quello era il momento degli appelli, ma non ne ricordo. Fummo bombardati come se fossimo un gruppo di matti. Pur di danneggiare i 5 Stelle e schiacciare noi, il Pd ha danneggiato se stesso e favorito la destra. Per colpa di quella scelta scellerata, non possiamo che presentare candidati in tutti i collegi". 

Con l’unico obiettivo di far perdere Renzi.
«Per far perdere Renzi non era necessario fare un partito; bastava lasciarlo fare da solo. Il Pd ha perso tutte le elezioni, con noi o senza di noi, da Roma a Torino a Genova. Noi non nasciamo per provocare la sconfitta che c’è già stata, ma come conseguenza della sconfitta; con l’obiettivo di riconquistare un pezzo dell’elettorato che non vota, o vota 5 Stelle, o persino Lega. Consiglierei al Pd di adottare una certa prudenza, anziché continuare ad attaccarci».

Perché non dovrebbe?
«Perché attaccare noi non porta voti a loro, ma ai 5 Stelle. L’uso strumentale del voto utile per schiacciarci non funziona, ed è controproducente. Com’è accaduto in Sicilia, dove il candidato dem ha preso l’8% in meno delle liste che lo sostenevano: molti, convinti dal Pd della necessità del voto utile, hanno votato 5 Stelle o destra. La competizione maggioritaria in gran parte del Paese avrà questi due protagonisti. Il gruppo dirigente del Pd colleziona autogol: tra la legge elettorale, la commissione sulle banche, la campagna per il voto utile, dà l’impressione di una certa mancanza di saggezza. Vorrei dire loro: non facciamoci del male; creiamo le condizioni per un dialogo futuro. Dopo il 4 marzo, viene il 5 marzo. Il Pd dovrebbe semmai dedicare la sua campagna a contrastare la destra».

Proseguendo, Massimo D'Alema dichiara di considerare Berlusconi più credibile di Matteo Renzi: "La destra è oltre il 35%, il Pd al 23; se si deve creare un bipolarismo, è più fondato che lo possa dire Berlusconi piuttosto che Renzi. Il leader di quello che è stato il maggior partito di centrosinistra dovrebbe preoccuparsi di una destra aggressiva come non mai. La Lega di Salvini non è la Lega di Bossi. La sua Lega ha venature di estremismo di destra di tipo neofascista. Tra la difesa della razza e la riapertura dei bordelli, il programma pare il ritorno agli anni 30. Mi pare curioso, di fronte a questo, sostenere che il pericolo siano i 5 Stelle". 

Per quanto riguarda un'eventuale alleanza programmatica con il Movimento 5 Stelle, D'Alema spiega di non avere pregiudizi nei confronti dei grillini ma allo stesso tempo non li considera in grado di governare il Paese: "Io non li demonizzo, ma non li ritengo in grado di governare il Paese. Considero il dibattito sulle alleanze del tutto inutile. È evidente che nell’indicazione comune di Berlusconi e Renzi a guardare ai 5 Stelle come nemico principale emerge un disegno politico".

Le larghe intese?
«Il mio amico Padoan, che ha grande cultura economica ma poca esperienza politica, lo ha candidamente riconosciuto. Gli do atto della sua sincerità. Anche le tecnocrazie europee spingono in questa direzione: come se Berlusconi fosse la Merkel e il Pd fosse l’Spd».

Lei mi pare meno entusiasta.
«La considero un’idea disastrosa e velleitaria. Non credo che Pd e Berlusconi avranno i numeri, e il sistema elettorale rende difficile a Forza Italia sganciarsi dalla Lega».

Cosa succederà il 5 marzo?
«La classe dirigente ha il dovere di dire la verità al Paese: questa legge è congegnata perché nessuno abbia la maggioranza. Occorrerà lo sforzo di garantire una ragionevole governabilità, mentre il Parlamento avrà un compito costituente, a cominciare da una nuova legge elettorale. Il Paese pagherà un prezzo alto al fallimento del renzismo, al modo disastroso, superficiale e arrogante con cui ha affrontato questioni delicatissime come le riforme».

Un governo del presidente?
«Per forza: una convergenza di tanti partiti diversi attorno a obiettivi molto limitati. E noi, che siamo una forza radicata nei valori democratici della Costituzione della solidarietà, dell’uguaglianza, del lavoro, daremo il nostro contributo, ponendo discriminanti di carattere programmatico per noi irrinunciabili».

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