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Cuperlo: “Non vogliamo far cadere il Governo, ma Renzi dica qual è la strategia del PD”

Il leader della minoranza del Partito Democratico risponde a Sergio Staino su L’Unità: “Renzi non ha vinto le primarie anticipando che sotterrava l’articolo 18, anzi diceva l’opposto. Ora ci dica qual è la strategia del PD per uscire dalla crisi”.
A cura di Redazione
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La lettera (inizialmente privata, poi resa pubblica) di Sergio Staino a Gianni Cuperlo ha aperto una serrata discussione all’interno del Partito Democratico, sul ruolo della minoranza e sulle scelte del Governo guidato da Matteo Renzi. Se il Presidente del Consiglio sceglie di intervenire in maniera soft, ribadendo l’idea che il suo esecutivo stia facendo “cose di sinistra” e guidando il Paese fuori dalla crisi, molto articolata è invece la risposta di Gianni Cuperlo.

Il candidato alle primarie del 2013 invia una lunga lettera a L’Unità, nella quale affronta le questioni sollevate da Staino e non risparmia stoccate al segretario del Partito Democratico. “Fino dal giorno dopo la vittoria di Renzi non ci siamo tirati fuori”, ragiona Cuperlo, ricordando però di non aver mai rinunciato a far sentire la sua voce: “Credo non sia stato un errore dire la nostra quando si battezzavano come riforme scelte che in altri tempi e fatte dai nostri avversari avremmo definito strappi irricevibili. O affermare che la legge elettorale non si vota ponendo la fiducia”.

Quanto alla delusione di molti elettori e militanti storici del PD, Cuperlo attacca: “Sai il punto qual è? Che la combinazione tra alcune scelte di una maggioranza a volte senza pudori e le nostre difficoltà ha finito con il ridurre la fiducia di tanti. Quelli che non ci hanno votato più. O che non si sono più iscritti. O che senza poterlo dire dalle colonne di un giornale o al microfono di una tv semplicemente si son fatti di lato, magari dopo una vita spesa a stare dalla parte giusta”. Quanto all’accusa di lavorare contro il proprio stesso segretario, poi, il leader della minoranza è chiaro: “Renzi ha vinto il congresso? Di più, lo ha stravinto. Su quella base lui guida l’Italia e il Pd. Potrei dire che non ha vinto le primarie anticipando che sotterrava l’articolo 18, anzi diceva l’opposto, e neppure che cambiava la scuola nel modo che una maggioranza contrasta”.

Quello che insomma Cuperlo contesta è l’assenza di una strategia di medio termine: “La strategia del Pd per guidare l’Italia fuori dalla crisi peggiore della sua storia non è chiaro quale sia. A meno di pensare che tutto sta a scrollarsi di dosso i panni del disfattismo […] La traduzione è un programma di governo ma senza la retorica dell’esserci già riusciti. Perché la sfida è nella capacità di prendere quel programma e dargli una strategia. Calarlo in un patto sociale e alleanze buone a farlo vincere nelle urne. Allora, in breve, dove andiamo adesso? E come ci si va? Da soli o con chi?”

E se la strategia “sono le larghe intese”, il rischio è quello del Partito della nazione, ipotesi che non convince per nulla la minoranza: “L’alternativa? C’è. È ricostruire il campo largo di un centrosinistra civico, dove il Pd non basta a se stesso e che per questo diventa perno di una coalizione con altri. Come per una fase fece l’Ulivo. Come dovremmo fare per indicare una nuova alleanza ideale, sociale, culturale”.

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