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Come sopravvivere senza avere figli, la coppia secondo Massimiliano Virgilio

Si chiama il Tempo delle stelle l’ultimo libro di Massimiliano Virgilio, un’opera in cui ci si interroga sulla mancata genitorialità e sui precipizi dell’anima in cui rischiamo di sprofondare.
A cura di Francesco Raiola
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Massimiliano Virgilio (ph Lorenzo Lapiccerella)
Massimiliano Virgilio (ph Lorenzo Lapiccerella)

Cosa siamo disposti a perdere perché i nostri desideri si realizzino? Questa è una delle domande che ci poniamo leggendo "Il tempo delle stelle", ultimo libro di Massimiliano Virgilio, pubblicato sempre da Rizzoli. Questa è la storia di un uomo e una donna – che insieme formano quella che lo scrittore chiama "l'Entità" – che si avvicinano ai quarant'anni o li hanno da poco superati e che decidono di volere un figlio, cominciano a desiderarlo o a credere di desiderarlo e si mettono in moto per esaudire questo desiderio. Ma Giuseppe e Lara, i protagonisti di questa storia, non riescono ad averne e si mettono alla ricerca di una soluzione che li porterà a mettersi nelle mani di specialisti e poi in quelle della routine e alla fine in quella della sorte che a un certo punto rallenta tutto a causa di una pandemia, il Male, come si legge nel testo, che stopperò definitivamente questo tentativo, facendo di questo figlio un desiderio mancato.

Virgilio cambia un po' la direzione rispetto alla costruzione dai suoi ultimi libri, ma non perde né l'afflato politico che pervade tutti i suoi lavori, né il sentimento che sa far scaturire dalle sue storie e dai suoi personaggi né, tantomeno, un'attenzione spasmodica alla lingua e al linguaggio. Se questo è il riassunto della trama generale, lo scrittore napoletano riesce a gestire una serie di sottotrame che si dipanano da quella: dalle varie sfaccettature che assume la figura paterna – che torna imprescindibile nei suoi romanzi – all'occhio attento ai bambini e alle bambine, passando per uno sguardo mai indulgente verso i suoi personaggi e lo status a cui appartengono, nel caso specifico quello borghese: "Avevo voglia di raccontare la storia di una coppia felice che a un certo punto decide di volere un figlio. Non ci riescono e questo li fa sprofondare come singoli, ma anche come coppia. Non avevo voglia, però, di raccontare soltanto questo, ma volevo anche raccontare il modo in cui questa coppia, nel momento in cui si disintegra, diventa anche una coppia di congiurati che cerca di rovesciare il mondo".

La perdita di qualunque possibilità di poter avere un figlio, infatti, porterà la coppia alla ricerca di un'alternativa, qualcosa che evidentemente li accompagnerà al limite anche della legalità. "La prospettiva di questo romanzo è esattamente quella che c'è anche in questa copertina: un uomo che guarda una donna. Volevo provare a raccontare questa storia di genitorialità e di mancata genitorialità dalla prospettiva maschile, senza perdere di vista il fuoco, il corpo femminile" racconta Virgilio a Fanpage.it spiegando anche come questo sia "il primo romanzo che scrivo, non più da figlio, ma da padre mancato".

Massimiliano Virgilio (ph Gaia Martignetti per Fanpage)
Massimiliano Virgilio (ph Gaia Martignetti per Fanpage)

Mentre Lara è un'operatrice sociale che lavora coi minori a rischio, Giuseppe è un giornalista che si ritrova ad affrontare un caso di cronaca vero, in cui un bambino – che porta il suo nome – viene ucciso dal compagno della madre, una storia che non gli dà pace. Giuseppe, infatti, deve affondare le mani e il cuore nell'idea di qualcuno che ha qualcosa che loro desiderano tanto, decidendo di farne a meno nel modo più violento possibile. Affrontare questo delitto porterà Giuseppe a interrogarsi sulla propria condizione e ha portato Virgilio a confrontarsi anche con nuovi modi di costruire il libro: "Quella del romanzo è una struttura che in un certo senso mi sono inventato scrivendo. Mi piaceva l'idea di costruire una storia, un romanzo, che usasse un po' la libertà che a volte ritrovo in alcune fortunate serie televisive, ovvero la possibilità di allontanarsi improvvisamente dal fuoco centrale dell'azione senza però creare una divagazione minuta che invece è tipica anche del romanzo. In realtà mi vengono in mente due opere cinematografiche, il film Eyes Wide Shut, con la peripezia che Tom Cruise si fa a margine della struttura centrale del racconto e l'altra è anche un'opera seriale sempre ispirata a un romanzo, ovvero ‘La ferrovia sotterranea' di Colson Whitehead, con la serie che si prende delle libertà di focalizzazione che il romanzo non sempre si prende".

Esiste, quindi, possibilità di salvezza dalla cattiveria, dal dolore, anche quando credendosi dal lato dei buoni si finisce a rasentare il confine col male? "La salvezza in questo romanzo è affidata alla storia e al cuore di Lara e Giuseppe. La intravedo attraverso i rapporti personali, certamente non dal punto di vista della dimensione pubblica, almeno in questa fase. La storia con la ‘s' maiuscola è sempre la storia delle meschinità individuali: questo è un concetto a cui tengo molto, ma credo che dentro queste meschinità individuali c'è la possibilità per l'umano di svelarsi e finalmente, rispetto a questi due quasi quarantenni, crescere e diventare adulti".

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