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Chi è Oliver Sacks: l’autore di Musicofilia tra le tracce del tema della Maturità

Oliver Sacks è l’autore di Musicofilia: lo scrittore britannico è stato proposto agli studenti per una delle tracce della prima prova alla Maturità 2022.
A cura di Redazione Cultura
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Oliver Sacks (Photo by Thos Robinson/Getty Images for World Science Festival)
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Oliver Sacks è il protagonista di una delle tracce di tipologia B dell'esame di Maturità 2022, quella che ha come indirizzo la produzione di un testo argomentativo di carattere artistico-letterario. Agli studenti è stato somministrato un brano tratto dal suo libro "Musicofilia", pubblicato da Adelphi nel 2017. Il tema della traccia è la musica: l'autore britannico "esplora la straordinaria robustezza neurale della musica e i suoi nessi con le funzioni e disfunzioni del cervello" e si chiede: "Allucinazioni sonore, amusia, disarmonia, epilessia musicogena: da quali inceppi nella connessione a due vie fra sensi e cervello sono causate?" come si legge nella presentazione che ne fa la casa editrice.

Chi è Oliver Sacks, lo scrittore uscito alla prima prova della Maturità

Nessuno più Oliver Sacks poteva affrontare l'argomento: neurologo e scrittore inglese, scomparso nel 2015 Sacks si è caratterizzato per la grande capacità di divulgazione scientifica senza mai perdere il gusto per la narrativa e il racconto. Conseguita la laurea in Medicina e specializzatosi in Neurologia, rispettivamente alla St. Paul's School (Londra) e al Queen's College (Oxford), si è trasferito a New York, dove è divenuto professore di Neurologia clinica presso l'Albert Einstein college of medicine e come ricorda la sua biografia "si è occupato delle problematiche poste da pazienti sofferenti di emicrania cronica e di parkinsonismo postencefalico; ha studiato inoltre le funzioni e le sindromi dell'emisfero destro, nonché le ripercussioni, a livello centrale, di lesioni periferiche o di deficit specifici, quali la sordità congenita". In Italia i suoi libri sono pubblicati da Adelphi che nel catalogo, tra le altre cose, ha "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello", "Ogni cosa al suo posto", "Il fiume della coscienza", "Gratitudine", "In movimento" e "Diario di Oaxaca".

Di cosa parla Musicofilia, il libro di Oliver Sacks al tema di italiano

Il Miur ha dato in lettura uno stralcio dell'introduzione del libro di Sacks, in cui l'autore scrive: "È proprio strano vedere un'intera specie – miliardi di persone – ascoltare combinazioni di note prive di significato e giocare con esse: miliardi di persone che dedicano buona parte del loro tempo a quella che chiamano «musica», lasciando che essa occupi completamente i loro pensieri" a quel punto fa riferimento ai Superni "gli alieni dall'intelletto superiore descritti da Arthur C. Clarke nel romanzo Le guide del tramonto" che a differenza degli umani non riescono a "concepire che cosa accada negli esseri umani quando fanno o ascoltano musica, perché in loro non accade proprio nulla".

A differenza dei Superni, però, negli esseri umani, dice Sacks "questa ‘musicofilia' traspare già nella prima infanzia, è palese e fondamentale in tutte le culture". Insomma, il viaggio di Sacks nella musicofilia avviene come spesso per lui partendo dal dato reale, analizzando, interrogando e ascoltando i suoi pazienti, quindi l'autore porta il lettore ad assistere ai successi della musicoterapia in casi di autismo, Parkinson e la demenza. Analizza la bellezza della musica ma anche in che modo può diventare ossessione: "Il primo stimolo a pensare alla musica e a scriverne mi si presentò nel 1966, quando vidi i profondi effetti che essa esercitava sui pazienti gravemente parkinsoniani che in seguito avrei descritto in Risvegli. E da allora, in molti modi – più di quanti potessi forse immaginare – la musica si è imposta di continuo alla mia attenzione, mostrandomi i suoi effetti su quasi ogni aspetto della funzione cerebrale, e della vita".

Il testo della traccia su Oliver Sacks alla prima prova

«È proprio strano vedere un'intera specie – miliardi di persone – ascoltare combinazioni di note prive di significato e giocare con esse: miliardi di persone che dedicano buona parte del loro tempo a quella che chiamano «musica», lasciando che essa occupi completamente i loro pensieri. Questo, se non altro, era un aspetto degli esseri umani che sconcertava i Superni, gli alieni dall'intelletto superiore descritti da Arthur C. Clarke nel romanzo Le guide del tramonto. Spinti dalla curiosità, essi scendono sulla Terra per assistere a un concerto, ascoltano educatamente e alla fine si congratulano con il compositore per la sua «grande creatività» – sebbene per loro l'intera faccenda rimanga incomprensibile. Questi alieni non riescono a concepire che cosa accada negli esseri umani quando fanno o ascoltano musica, perché in loro non accade proprio nulla: in quanto specie, sono creature senza musica.

Possiamo immaginare i Superni, risaliti sulle loro astronavi, ancora intenti a riflettere: dovrebbero ammettere che, in un modo o nell’altro, questa cosa chiamata «musica» ha una sua efficacia sugli esseri umani ed è fondamentale nella loro vita. Eppure la musica non ha concetti, non formula proposizioni; manca di immagini e di simboli, ossia della materia stessa del linguaggio. Non ha alcun potere di rappresentazione. Né ha alcuna relazione necessaria con il mondo reale. Esistono rari esseri umani che, come i Superni, forse mancano dell’apparato neurale per apprezzare suoni o melodie. D’altra parte, sulla quasi totalità di noi, la musica esercita un enorme potere, indipendentemente dal fatto che la cerchiamo o meno, o che riteniamo di essere particolarmente «musicali». Una tale inclinazione per la musica – questa «musicofilia» – traspare già nella prima infanzia, è palese e fondamentale in tutte le culture e probabilmente risale agli albori della nostra specie. Può essere sviluppata o plasmata dalla cultura in cui viviamo, dalle circostanze della vita o dai particolari talenti e punti deboli che ci caratterizzano come individui; ciò non di meno, è così profondamente radicata nella nostra natura che siamo tentati di considerarla innata […].»

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